Promossi gli autobus e bocciati i treni regionali in Friuli Venezia Giulia. Lo studio Isfort-Cisl

Fare sistema in Friuli Venezia Giulia sulla mobilità di persone e merci. E, soprattutto, lavorare insieme con tutti gli operatori dei trasporti. Un settore, quest’ultimo, dove le «aree di miglioramento» sono ancora parecchie. Ecco, in estrema sintesi, il messaggio che la Cisl ha voluto lanciare a imprenditori e politici per accrescere la governance pubblica territoriale dei processi infrastrutturali in un incontro svoltosi il 22 marzo pomeriggio a Trieste, nell’ambito di una giornata di studio e aggiornamento regionale per i suoi quadri.
Tra i punti base del rapporto due riguardano lo spostamento delle persone, tornato su buoni livelli dopo il crollo dovuto alla pandemia. Peccato che il tutto si svolga soprattutto con le automobili private, a scapito dei trasporti pubblici, giudicati insufficienti per qualità e quantità dagli utenti. Anche le tanto decantate modalità di trasporto “sharing” sembrano «destinate» ha spiegato Carlo Carminucci dell’Isfort «a rimanere un sogno nel cassetto». Insomma, il messaggio Cisl è chiaro, spiega Antonio Pittelli, segretario regionale della Fit (Federazione italiana trasporti): «Le potenzialità, grazie alla nostra posizione geografica, sono elevate, ma si può e si deve fare di più e meglio».
Tra le note positive c’è appunto il fatto che la mobilità regionale sia tornata ai livelli pre-Covid, con quasi 2,2 milioni di spostamenti in un giorno medio feriale. Si tratta di un tasso più elevato della media nazionale (84,2% a fronte dell’80,5%). Anche il pendolarismo risulta in crescita in tutte e quattro le province. Il picco (+3,46%) è a Pordenone. Purtroppo, però, il ricorso all’automobile resta il modello di mobilità dominante, confermato anche da un parco macchine che continua gradualmente a crescere (+5% tra il 2015 e il 2022). È infatti sulla mobilità privata che ricade prevalentemente la scelta dei cittadini abitanti nel Friuli Venezia Giulia, con il 66,5% delle preferenze, a fronte del solo 8,7% (comunque più alto della media del Nord Est e di quella nazionale) nei confronti dei mezzi pubblici.
Il tasso di mobilità sostenibile, ovvero spostamenti a piedi, in bici, monopattino o su mezzi pubblici, risulta al di sotto del 35%, in leggero calo rispetto agli anni precedenti. A preoccupare è il basso e declinante ricorso all’intermodalità dei passeggeri. Dal 3,5% del 2010 è scivolato all’attuale 2,6%.
Riproduzione riservata © il Nord Est