Piattaforma logistica a Trieste, Genova denuncia lo “scippo” dei soldi destinati alla sua diga

L’armatore genovese Stefano Messina
L’armatore genovese Stefano Messina

«La diga è un’opera di interesse pubblico» mentre il terminal di Trieste «è un investimento privato, peraltro nemmeno italiano». Stefano Messina è un armatore genovese, presidente dell’associazione nazionale di categoria Assarmatori. Da lui parte l’ultimo attacco al finanziamento previsto nelle ultime bozze del piano del governo, alla piattaforma logistica. Soldi che secondo Messina sono stati sottratti alla diga di Genova che in un primo tempo avrebbe dovuto essere totalmente finanziata dal Recovery Fund con 1 miliardo e invece oggi si ritrova con una copertura da 500 milioni.

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«Il metodo e il risultato (del piano del governo, ndr) non possono essere visti positivamente – spiega il presidente degli armatori in un’intervista al Secolo XIX-. Viene ridimensionato lo stanziamento per la costruzione della diga e parallelamente viene aumentato quello per la Piattaforma logistica di Trieste, che proprio in questi giorni risulta essere passata sotto il controllo di un operatore tedesco. Con il doppio effetto di regalare risorse del Next Generation Plan a un privato, peraltro non italiano e non a un’opera pubblica di interesse collettivo quale è invece la diga di Genova. Un altro pericolo di questa mossa è che l’Europa blocchi l’operazione di Trieste perché percepisce quei fondi come aiuti di Stato».


Messina però respinge l’idea che tra i due scali esista una lotta all’ultimo sangue, anche se non risparmia stoccate: «I soldi del Recovery Plan servono per alimentare l’asse tra il mondo tedesco e la Cina che passa da Trieste. E soprattutto investiamo più di 300 milioni di denaro pubblico del nostro Paese per sviluppare un’infrastruttura in mano ad un gruppo tedesco. Qualche riflessione strategica dovrebbe sorgere…».


Gli armatori adesso devono fare i conti anche con i soldi spariti dal Recovery per il rinnovo della flotta: da 2 miliardi a zero. Un colpo durissimo per il settore: «Un errore gravissimo: nella prima versione del piano si riconosceva espressamente che anche le navi e il trasporto marittimo sono un’infrastruttura logistica fondamentale per il Paese, al pari delle autostrade e delle ferrovie e degli aeroporti - continua Messina parzialmente soddisfatto della promessa della ministra ai Trasporti Paola De Micheli di finanziare con risorse nazionali il piano per costruire nuovi traghetti per gli armatori italiani -. E poi ha detto che il piano per il rinnovo della flotta si farà lo stesso, questa volta con stanziamenti ordinari. Speriamo. Io credo alla sua onestà intellettuale e mi fido della sua determinazione, ma anche così il percorso legislativo dovrà ricominciare da zero». —
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