Rubens, Tintoretto, Paolo Veronese: le tele dei grandi sui telai di Grazioli

Falegnami e restauratori dalla metà dell’800 grazie ad un brevetto che li ha resi specialisti nella produzione di telai in legno (ma anche in acciaio) con un sistema di tensionamento a vite, giuntata a 45 gradi con spine d’acciaio

Edoardo Bus

Due secoli di attività e non sentirli. I Grazioli sono falegnami e restauratori dalla metà dell’800 e l’attività prospera ancora, soprattutto grazie ad un loro brevetto che li ha resi specialisti nella produzione di telai in legno (ma anche in acciaio) con un sistema di tensionamento a vite, giuntata a 45 gradi con spine d’acciaio, che li ha resi protagonisti del “lato B” di importanti opere d’arte, ovvero dei telai che sorreggono tele di Rubens, Tintoretto, Paolo Veronese, Parmigianino e molti altri.

La storia inizia con il bisnonno di Matteo Grazioli, attuale titolare di “Grazioli telai”, ovvero Giovanni Grazioli, di cui si ricordano la realizzazione dell’antico organo della Chiesa di Quinto in Valpantena, frazione di Verona, ma anche di tutti i lavori di falegnameria della Villa Bertani, di proprietà dei noti produttori di vino.

Il figlio di Giovanni, Novello Grazioli, diede ulteriore impulso all’attività realizzando piccoli capolavori come la cupola in legno, poi rivestita di rame, della Chiesa votiva di Mauthausen a ricordo dell’orrore dei lager nazisti, ma anche più semplicemente di tutti i serramenti dell’anagrafe centrale di Verona, in via Adigetto.

L’attività è quindi passata a Ennio, papà di Matteo Grazioli, che ancora oggi lavora in azienda e parla con orgoglio della tradizione familiare, del riconoscimento ricevuto da papà Novello e dai fratelli nel 1958 da parte della Camera di Commercio e Industria, per la “meritoria opera prestata in oltre un secolo di attività”, ma anche del suo impegno nel settore, che lo ha portato a collaborare ad esempio con il famoso architetto Arrigo Rudi, braccio destro di Carlo Scarpa, fino ad oggi con l’azienda cresciuta e saldamente in mano al figlio e concentrata su tre linee di business: falegnameria e restauro di mobili antichi, i telai molto ambiti dai musei e dagli istituti d’arte di mezza Europa, restauro di dipinti e affreschi, attività quest’ultima curata in particolare dalla moglie di Matteo Grazioli, Federica Ferro.

“Il boom dell’attività lo abbiamo avuto con la partecipazione – spiega Matteo Grazioli – alla Biennale del restauro di Ferrara. Da allora piovono ordini anche da Francia, Germania, Svizzera e Polonia. Diamo ad ogni tela il suo telaio e ne facciamo anche per tele eccezionalmente grandi, come da esempio uno da nove per nove metri realizzato a Varsavia”. Tra le realizzazioni recenti della quarta generazione Grazioli ci sono anche le ante lignee, con tele artistiche, dell’organo della navata centrale del Duomo di Milano ed un gruppo di tele da restaurare del Musée d’Orsay di Parigi.

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