Nocciole italiane, e sostenibili, per Loacker

Andreas Loacker: “Puntiamo a coprire entro i prossimi quattro anni la metà del fabbisogno totale di nocciole attraverso le coltivazioni di proprietà e a contratto, per raggiungere poi entro i 2030 il 100% del fabbisogno”

Alexander Ginestous

BOLZANO. Nocciole sostenibili e approvvigionamento per ‘via diretta’.

Loacker, storica azienda dolciaria altoatesina con sede ad Auna di Sotto vicino a Bolzano, ha deciso di dare una svolta alla raccolta delle materie prime.

E lo fa ponendosi obiettivi ambiziosi, come quello di riuscire a coprire gran parte del proprio fabbisogno di nocciole attraverso noccioleti di proprietà o grazie ai diversi contratti di filiera e partnership siglati per la coltura delle coop agricole del Nord e Centro Italia.

Hazelnuts. Stack of hazelnuts. Food background. Hazelnut background
Hazelnuts. Stack of hazelnuts. Food background. Hazelnut background

D’altronde chiunque abbia mai assaggiato un dolce col marchio Loacker sa bene quanto le nocciole - assieme al latte - siano gli ingredienti più importanti delle ricette. Basti pensare che l’azienda lavora circa 5 tonnellate di nocciole tostate al giorno.

Proprio per questo motivo le scelte dietro l’uso delle materie prime, che devono e provenire da una filiera controllata, devono essere attente per garantire una qualità eccellente.

Questo ha spinto Loacker a tenere sempre un occhio di riguardo verso tutto ciò che ruoto attorno al concetto di sostenibilità e natura, ed anche questa volta l’azienda cerca di tracciare la via verso una filiera di raccolta più green.

“Il nostro programma aziendale mira infatti a riuscire a coprire entro i prossimi quattro anni la metà del fabbisogno totale di nocciole attraverso le coltivazioni di proprietà e a contratto, per raggiungere poi entro i 2030 il 100% del fabbisogno grazie agli oltre 1.000 ettari a disposizione in prospettiva”, spiega Andreas Loacker, vicepresidente del Cda.

Andreas Loacker
Andreas Loacker

Noccioleti per una filiera made in Italy La maggior parte delle nocciole che giungono negli stabilimenti Loacker provengono ad oggi da due aziende di proprietà situate in Toscana che possono vantare una superficie di raccolta di circa 240 ettari e che rientrano all’interno del progetto “Noccioleti Italiani”, avviato nel 2020.

Con questo primo progetto Loacker mira ad applicare metodi di coltivazione efficienti e attenti al territorio circostante, riducendo l’impatto ambientale e bandendo categoricamente erbicidi e sostante dannose.

Tutto il resto del carico di nocciole necessarie per produrre i prodotti in commercio arrivano invece da altri 500 ettari distribuiti su circa 90 aziende dislocate in quattro regioni principali: Veneto, Toscana, Marche, Umbria.

Queste aziende partner hanno tutte siglato un contratto di filiera a lungo termine (almeno 15 anni) per cui gli agricoltori coltivano le nocciole in via esclusiva proprio per la Loacker. Solo qualche giorno fa, ad esempio, a Narni, in provincia di Terni, Loacker ha chiuso un partenariato commerciale con il consorzio Nocciole Italia per la creazione di un importante noccioleto bio che sarà composto da 18.500 alberi impiantati da zero, su una quarantina di ettari circa.

Una vera e propria filiera made in Italy, perfettamente simile a quella messa in piedi da un altro colosso italiano del settore, Ferrero, che proprio in Umbria vanta una disponibilità di oltre mille ettari di terreno per la raccolta dei prodotti.

Con questa nuova operazione Loacker riuscirà a seguire l’evoluzione della materia prima e il relativo processo dalla nascita, passando per la raccolta, fino all’arrivo in fabbrica. Strategie nuove che mirano all’ottimizzazione del processo di lavorazione e commercializzazione delle nocciole, senza perdere mai di vista l’aspetto della qualità.

Loacker fu fondata nel 1925 da Alfons Loacker ed è sempre rimasta un’azienda a conduzione familiare, senza mai aprire all’ingresso di capitale da soggetti esterni. Nei decenni ha subito un forte cambiamento, passando dall’essere una piccola pasticceria locale a marchio internazionale esportato in oltre 100 Paesi nel mondo, diventando una forte realtà industriale.

L’azienda è inoltre facilmente associabile al territorio d’origine, l’Alto Adige: il logo riporta la forma dello Sciliar, uno dei simboli naturali locali. Solo nel 2019 sono stati fabbricati complessivamente 957 milioni di pezzi, venduti per il 70% nel mercato italiano, e il restante 30 all’estero. Sempre nel 2019 il fatturato ammonta a circa 355 milioni di euro, in crescita del 14% rispetto al 2018.

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