L’Ambasciatore a Zagabria Pierfrancesco Sacco: metà dei 3,5 miliardi investiti in Croazia arriva dal Nordest

Nel paese operano grandi nomi come Calzedonia, Luxottica, De Longhi, Carel, Aquafil e Danieli, in alcuni casi con hub produttivi e logistici per l’Europa centro e sud-orientale e per altri mercati internazionali

VENEZIA. Proviene dal Nordest almeno la metà dei 3,5 miliardi di euro di investimenti diretti italiani in Croazia. Vi operano grandi nomi come Calzedonia, Luxottica, De Longhi, Carel, Aquafil e Danieli, in alcuni casi con hub produttivi e logistici per l’Europa centro e sud-orientale e per altri mercati internazionali.

Ma anche numerose PMI di vari settori hanno aperto negli ultimi anni unità produttive e commerciali, in Istria in particolare. Nuovi poli industriali sono sorti ad Albona e Cittanova, con investimenti da decine di milioni di euro che hanno creato centinaia di posti di lavoro. E proprio queste aziende in Istria sono state recentemente visitate dall’Ambasciatore d’Italia a Zagabria Pierfrancesco Sacco, che coglie così l’occasione per fare il punto su stato e prospettive delle relazioni tra i due Paesi.

I governi italiano e croato e le relative reti della diplomazia istituzionale, commerciale e culturale sono infatti al lavoro dal 2020 per rilanciare la collaborazione strategica tra le due sponde dell’Alto Adriatico, che negli ultimi anni si era un po’ affievolita.

Come sono le relazioni tra Italia e Croazia?

“Ottime ma migliorabili. Perché per un certo periodo le relazioni tra due Paesi con così tanta storia in comune e situati nello stesso quadrante geopolitico sono state date un po’ per scontate. Ma adesso c’è l’impegno delle due capitali a riposizionarsi reciprocamente in un’ottica più strategica”.

Qual è il quadro generale?

“Stiamo lavorando per aggiornare le relazioni e riportarle al respiro del passato, che si era diluito. Nell’ambito della diplomazia commerciale per esempio si lavora a un sistema di facilitazioni istituzionali nei rapporti tra imprese per rafforzare le collaborazioni. I governi dei due Paesi si sono impegnati a fine 2020 a costituire un Inter Forum permanente su settori specifici di interesse strategico, da affiancare al Comitato di coordinamento dei Ministri Italia-Croazia.
Dopo la visita a Zagabria a fine novembre 2020 del Ministro degli Esteri Pierluigi Di Maio e la riunione plenaria della IV edizione del Comitato di coordinamento, il 19 dicembre a Trieste si è tenuto il trilaterale dei Ministri degli Esteri anche con la Slovenia sul tema della Zona Economica Esclusiva (Zee) in Adriatico.
In questo scenario si svolge l’attività di rilancio della rete diplomatico-consolare e dell’ICE per la promozione delle opportunità di business, con programmi di promozione integrata commerciale, turistica, culturale e scientifica”.

Qual è il ruolo dell’ICE di Zagabria?

“È in corso un potenziamento delle attività in Croazia. Per il 2021-2022 sono in cantiere eventi e progetti promozionali che vogliono accompagnare meglio le nostre aziende a espandersi sia sul mercato croato sia su mercati terzi. Una serie di iniziative che negli scorsi anni l’ICE in Croazia aveva invece realizzato pochissimo. L’Ufficio ICE di Zagabria, che è competente anche per la Bosnia, ha oggi un team tutto al femminile con 5 trade analyst e una brillante e dinamica direttrice arrivata da pochi mesi. E i primi nuovi eventi in Croazia hanno già avuto un ottimo riscontro”.

Quali?

“Italy&Croazia Go Global- Go Virtual per incontri B2B tra imprese di vari settori ha recentemente surclassato come numeri le iniziative dello stesso tipo sulla piattaforma della Camera Croata dell’Economia con altri paesi come Slovenia, Russia, Israele, etc. Dal 20 febbraio al 19 marzo ha visto la partecipazione di 800 imprese, di cui 300 italiane con una forte presenza soprattutto del settore agroalimentare, registrando 50.000 visualizzazioni di profili imprenditoriali.
Mentre il 15 dicembre 2020 si è tenuto on line il Business Forum dedicato a infrastrutture, costruzioni ed energia in collaborazione con le Associazioni italiane di riferimento PICE, ANCE ad ANIE: hanno partecipato 85 aziende del nostro Paese. E appena possibile se ne farà un’edizione in presenza con una delegazione imprenditoriale che l’ICE porterà in Croazia”.

Cosa possono fare gli italiani per le infrastrutture in Croazia?

“C’è un grosso potenziale per le nostre aziende. Ci sono ferrovie da realizzare o potenziare ed esigenze di manutenzione stradale, con disponibilità di fondi europei. E anche il settore delle costruzioni è interessante. Si potrebbe fare molto”.

Quali sono i settori più strategici tra i due Paesi?

“L’Italia è il secondo partner commerciale della Croazia dopo la Germania, e il quarto paese investitore.
L’interscambio commerciale gravita principalmente in tre settori: energetico, tessile-abbigliamento, metalmeccanico. C’è una forte densità di relazioni economiche in termini di integrazione di filiere produttive per vari settori, soprattutto con aziende di Veneto e Friuli Venezia Giulia”.

Come è andato l’interscambio nel 2020?

“Ovviamente ha risentito molto della crisi Covid. Anzi, il calo dell’interscambio con l’Italia nel 2020 è stato superiore a quello che la Croazia ha registrato con gli altri principali partner commerciali. Una forte riduzione avvenuta in una certa misura anche per il relativo darsi per scontato tra il sistema Croazia e il sistema Italia: c’è stata minore resilienza all’impatto del lockdown.
Nello specifico il valore delle merci scambiate nel 2020 si è ridotto del 19%, scendendo a 4,7 miliardi di euro. L’export è diminuito del 26,5% a 2,8 miliardi, mantenendo comunque il saldo attivo di oltre un miliardo. Occorre comunque dire che il 2019 era stato un anno eccezionale, perché l’interscambio italo-croato era cresciuto del 6,4% sul 2018 (più di quello tedesco-croato) raggiungendo il valore di 5,6 miliardi: l’export era aumentato del 10% sfiorando i 3,5 miliardi e accrescendo il nostro attivo del 30% a 1,3 miliardi”.

E gli investimenti diretti italiani in Croazia?

“Valgono 3,5 miliardi, di cui la metà solo dal nostro Nordest. Nel 2019 erano cresciuti del 25% rispetto al 2018. Siamo il quarto paese investitore in Croazia dopo Austria, Paesi Bassi e Lussemburgo. Ed è una cifra riduttiva, perché verosimilmente ci sono anche altri stock che passano da Paesi terzi e che quindi sono formalmente ascritti con provenienza non italiana, come accade spesso per i nostri investimenti all’estero”.
 

Qual è il settore più presente?

“Prevale nettamente quello bancario e finanziario: la quota di mercato complessiva italiana supera il 50%. La prima e la seconda banca croata sono di proprietà rispettivamente della seconda e prima banca italiana: nell’ordine, in Croazia, Unicredit e Intesa Sanpaolo. E poi c’è Generali che detiene l’8-10% del mercato assicurativo.
Questa forte prevalenza italiana nel settore bancario e finanziario di un Paese estero è un unicum, un’opportunità che vorremmo che la nostra comunità imprenditoriale cogliesse. Stiamo lavorando a tal proposito anche con Simest: lo scorso 15 dicembre presso la Banca Nazionale Croata si è tenuto un panel specifico con l’allora Direttore Generale della Banca d’Italia e oggi Ministro dell’Economia, Daniele Franco, e i vertici bancari di Unicredit e Intesa Sanpaolo”.

Quali sono le presenze del Nordest più significative in Croazia?
“In primis Calzedonia, con un investimento molto importante che ha una valenza anche di hub internazionale per la logistica. Cito poi la trentina Aquafil specializzata in fibre sintetiche, una bellissima realtà che ho visitato recentemente. Molto attive anche la metallurgia, la metalmeccanica e l’elettromeccanica: operano in Croazia grandi aziende come Danieli-Abs, De Longhi, Carel, etc. Rilevante anche arredo design e legno: per esempio Calligaris e Florian Legno. E Luxottica in Istria, i cui nuovi poli industriali sono stati scelti anche da varie PMI del Nordest.
Si sono stabilite diverse integrazioni di filiere produttive, con un forte potenziale di incremento”.

Non si può non citare il turismo.

“Nel 2019 ben 1,2 milioni di turisti italiani hanno visitato la Croazia. Buono in proporzione anche il flusso inverso: i croati amano molto anche il turismo invernale sulle Alpi. Il punto di attrazione su cui si può lavorare assieme è in ogni caso il Mare Adriatico. In tal senso è stato stabilito che nell’Inter Forum ci sarà un gruppo di lavoro comune anche sul turismo, per ragionare in termini di policy, di fondi europei, di ruolo del settore, e per sviluppare anche dei piani di business con pacchetti promozionali di offerta integrata tra Italia e Croazia mirati ai grandi mercati internazionali come quelli asiatici. Stiamo inoltre evidenziando la possibilità di collaborazione in tema di infrastrutture turistiche: sappiamo che l’Italia non ha grandi giganti nel settore hospitality, ma la Croazia vorrebbe incrementare nella sua offerta turistica proprio la dimensione minore delle strutture che si lega alla sostenibilità e alla diversificazione dell’offerta. Pertanto i croati potrebbero trovare dei partner nel mondo dell’imprenditoria turistica italiana”.

Le aziende venete e friulane nei “poli industriali italiani” di Albona e Cittanova in Istria

 

Lo scorso 22 e 23 marzo una delegazione diplomatica condotta dall’Ambasciatore d’Italia Pierfrancesco Sacco e accompagnata dal Console d’Italia a Fiume Davide Bradanini ha visitato i comuni istriani di Albona, Cittanova, Pisino e Buie, incontrando sindaci, imprenditori e rappresentanti delle locali Comunità degli italiani. “La visita è stata l’occasione per osservare da vicino la vivacità e il dinamismo della scena imprenditoriale italiana in Istria, una regione che offre grandi opportunità alle nostre imprese. Da storico ponte culturale tra Italia e Croazia, l’Istria sta diventando anche un’area di importanti sinergie imprenditoriali tra i due Paesi”, ha commentato l’Ambasciatore Sacco.

Negli ultimi anni molte aziende, soprattutto del Nordest, hanno scelto infatti proprio l’Istria per investire, creando centinaia di posti di lavoro nella regione e in particolare nei comuni di Albona e Cittanova, dove sono nati dei veri e propri “poli industriali italiani”. 

Albona

Ad Albona gli investimenti italiani sono iniziati nel 2015, con l’arrivo della padovana Carel, del settore condizionamento e refrigerazione. Oggi ci sono oltre 200 dipendenti, per un investimento di oltre 13 milioni di euro, al quale andranno ad aggiungersi i 5 milioni di euro previsti per un nuovo stabilimento da inaugurarsi nel 2022.

Dopo la Carel, altre imprese del Nordest sono arrivate: la friulana MCZ e le vicentine Bibetech ed Euronewpack, specializzate rispettivamente in stufe a pellet, componenti plastiche e packaging.

Da ultima, la Novation Tech di Montebelluna, che realizza componentistica in fibra di carbonio e materiali compositi per il settore auto, aeronautico e sportivo, ha investito 3,5 milioni di euro nell’area, dove opera da anni anche la Danieli Systec, sussidiaria del colosso siderurgico friulano. Il “polo industriale” ha oggi un totale di circa 700 dipendenti e ha intrapreso anche alcune iniziative per lo sviluppo della comunità locale, tra cui la partecipazione al restauro dello storico teatro (presso la sede della Comunità degli Italiani) e il finanziamento della costruzione dell’asilo.

Cittanova

A Cittanova sei aziende italiane di recente fondazione impiegano circa 300 dipendenti. Tre queste c’è Luxottica, che dal 2007 gestisce qui il proprio hub per il Sudest Europa che copre 13 Paesi. Mentre nel 2019 la trevigiana Vega, leader mondiale nella produzione di ganci per scarponi da sci, ha investito per il suo stabilimento 7 milioni di euro. Ma ci sono stati anche investimenti nei settori tessile, stampa industriale, componentistica elettronica e distribuzione di gas.

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