Innovazione e tradizioni ecco come Birra Friuli vuol diventare una bandiera

Maurizio Cescon

Loro sono tre giovani imprenditori – due friulani, Alex Corazza e Patrick Fantini Corazza, e una californiana, Emily Rose Corazza – che qualche anno fa hanno messo radici a San Josè, nella Silicon Valley, dove hanno avviato un business di import di vini friulani (in portafoglio 23 note cantine) che distribuiscono e commercializzano in tutta la costa ovest degli Stati Uniti.

Adesso, oltre all’attività americana, hanno voluto restituire qualcosa alla loro terra d’origine e, con la collaborazione di un altro socio, il cividalese Marco Zorzettig, si sono tuffati nel mondo delle birre artigianali, creando un nuovo marchio, appena entrato sul mercato regionale del Friuli Venezia Giulia, ma che potrebbe presto allargare i suoi orizzonti.

Nell’affollato mondo della produzione della birra artigianale, il prodotto made in Friuli Venezia Giulia si presenta in tutta la sua concretezza e ambizione: dall’idea di Alex e Patrick è nata appunto Birra Friuli, la craft beer che unisce in un sorso i pregi del Friuli Venezia Giulia con l’innovazione del mercato americano.

Etichetta blu e gialla, i colori della Piccola patria, e un progetto accattivante e ambizioso, quello di ritagliarsi uno spazio importante in questo settore così competitivo, ripercorrendo le orme di successo che Ichnusa in Sardegna e Messina in Sicilia hanno già percorso.

«Il progetto è stato pensato negli anni del Covid - racconta Alex Corazza, che per vita e lavoro si divide tra la California e il Friuli - volevamo creare qualcosa legato alla nostra terra d’origine. Il marchio, Birra Friuli, era disponibile e così lo abbiamo registrato, associandolo a storia e tradizione.

Abbiamo voluto fare le cose per bene e dunque siamo stati affiancati da un partner strategico come Marco Zorzettig, titolare di un birrificio agricolo già conosciuto, il Gjulia, con una consolidata esperienza. Il business prevede naturalmente una forte alleanza con un gruppo di distributori per poter far conoscere la nostra birra, inizialmente sul territorio e poi provando a uscire dai confini regionali. L’ambizione è di far diventare la Birra Friuli quella più bevuta e popolare tra la gente, una sorta di bandiera. Puntiamo a una copertura capillare del territorio, alla presenza a manifestazioni, feste, eventi e quant’altro. Siamo anche presenti nella grande distribuzione, a partire da Despar».

Due i tipi di birra: la bionda e la rossa, produzione di partenza 3 mila litri in tutto, che saranno prodotti dallo stabilimento di San Pietro al Natisone, centro delle omonime valli del Cividalese. «In un momento in cui non ci sono più birre friulane di riferimento (Moretti è un marchio acquistato dalla multinazionale Heinecken, Dormisch, dopo un tentativo di rilancio, è stata accantonata, ndr) - aggiunge l’imprenditore Corazza - crediamo che il nostro progetto arrivi al momento giusto.

Puntiamo alla qualità, agli ingredienti rigorosamente a chilometro zero, come l’orzo e l’acqua del Natisone. La bionda avrà una gradazione di 4,7, la rossa arriverà a 6 gradi. Ci aspettiamo una crescita veloce, siamo presenti nelle grandi manifestazioni di Friuli Doc a Udine e della Barcolana a Trieste. E naturalmente pensiamo all’export: abbiamo già contatti negli Usa, in Canada, in Australia e Svezia, dove ci sono comunità di friulani e dove abbiamo accumulato esperienza nel business con esperti e distributori del settore».

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