Dalla Pratic a Furla: così Geza Architettura ridisegna l’industria
Lo studio udinese nato 25 anni fa dall’incontro di Stefano Gri e Piero Zucchi e che in un quarto di secolo ha contribuito, a Nord Est ma non solo, a ridefinire con la propria poetica i luoghi di lavoro

Lavorare con la luce che irrompe dalle grandi vetrate. Guardarci attraverso e lasciar correre lo sguardo sulle colline moreniche del Friuli, sul paesaggio ondulato del Chianti o ancora sullo stretto di Messina. È la fortuna toccata in sorte ai dipendenti di alcune delle aziende che hanno affidato il restyling o la costruzione ex novo dei propri capannoni a Geza Architettura, studio udinese nato 25 anni fa dall’incontro di Stefano Gri e Piero Zucchi e che in un quarto di secolo ha contribuito, a Nord Est ma non solo, a ridefinire con la propria poetica i luoghi di lavoro.
Niente estetica fine a se stessa, ma spazi belli, puliti ed essenziali pensati per farci stare bene le persone, «sintesi di idee, bellezza e funzionalità» recita un vecchio payoff dell’azienda, «perché al lavoro – dicono i due architetti – uno passa la maggior parte della vita». Tanto vale passarla bene.
Dall’esordio, dopo un periodo trascorso da entrambi all’estero e un rientro che ha visto Zucchi lavorare al fianco di Gino Valle, i due architetti hanno deciso di dare i natali a uno studio associato. Che è una vera e propria azienda.
«Siamo sempre stati convinti che lavorare in due sia meglio che farlo da soli» dicono seduti nella sala riunioni del loro studio, ex sito manifatturiero nascosto in un interno di via Feletto a Udine, summa della loro visione: grandi vetrate che lasciano entrare la luce e mettono in costante collegamento dentro e fuori, uffici e paesaggio.

Hanno iniziato in due e oggi sono in quindici, «tutti architetti» tengono a precisare Zucchi e Gri, evidenziando quella che è una peculiarità di Geza, che è sì idea, ma anche capacità di realizzazione, di risoluzione di problemi e di visione per il futuro, perché tra quei 15 collaboratori ci sono coloro che raccoglieranno l’eredità dell’impresa, «stiamo già lavorando per questo – fanno sapere i titolari –, perché vogliamo che l’azienda abbia un futuro. Non è un caso che non porti il nostro nome (anche se l’acronimo in realtà lo nasconde). Vogliamo che vada avanti anche dopo di noi».
Forte delle sue caratteristiche, della sua visione, della sua poesia e non ultimo della sua capacità di generare valore, anche economico: nel 2023 ha chiuso con 1,3 milioni di ricavi, in crescita anno su anno di circa il 15%. Numeri macinati un progetto dopo l’altro. Che si tratti di banche (ne hanno fatte diverse), di edifici industriali, residenziali o di masterplan (loro quello per Lignano Sabbiadoro).
Una carrellata si ritrova nelle pagine di Essential in Architecture, il magazine prodotto in occasione del 25esimo anniversario dell’azienda. Leitmotiv: l’essenzialità, che Geza sembra rincorrere edificio dopo edificio.
Dalla Pratic di Fagagna, struttura iconica che è stata ripetutamente celebrata da premi e riviste di settore e per la quale Geza ha firmato ben tre interventi successivi, alla Faber di Cividale, passando per la sede di Furla, nel Chianti, dove lo studio friulano è riuscito a far dialogare il personale dell’azienda con le colline circostanti – «le vedono tutti, anche i magazzinieri» raccontano i progettisti – per finire (si fa per dire, considerati i 200 progetti realizzati in 25 anni di attività) con lo stabilimento di Capua 1880.
L’azienda produttrice di essenze di bergamotto (fornisce alcuni dei più grandi brand di profumi del mondo) ha affidato alle cure di Geza l’ex stabilimento Coca Cola a Reggio Calabria, sullo stretto di Messina, oggi interamente riqualificato: chi ci lavora lo fa guardando l’Etna.
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