Carraro punta sull’intelligenza artificiale: «Due progetti per esplorare le potenzialità»

I nomi sono evocativi: Ask (che in inglese significa domandare) e Refaine (gioco di parole tra “refine”, perfezionare, e AI, sigla inglese per intelligenza artificiale). Sono gli acronimi che Carraro Group ha scelto con Smact per i suoi due progetti di intelligenza artificiale.
Il primo, Ask, sarà come un grande motore di ricerca interna, disteso su una multinazionale con una presenza globale: oltre l’Italia e l’Europa, in India, Cina e Argentina. Ma non sarà un semplice browser che consente di navigare nelle informazioni, avrà la struttura conversazionale tipica delle interrogazioni fatte ai sistemi di intelligenza artificiale. Detto semplice sarà un software con l'obiettivo di consentire l'analisi, con linguaggio naturale, di tutto il patrimonio di informazioni del gruppo, composto da documenti in condivisione, wiki aziendale, sistemi di help desk strutturati e altre fonti dati disponibili.
L’altro progetto, Refaine, è invece finalizzato a fare evolvere in modo più smart l'attuale sistema di gestione delle officine, attraverso un processo di transizione verso un sistema di gestione digitale della fabbrica. Detto più semplicemente, l’Intelligenza Artificiale interverrà direttamente sulle linee di produzione.
I due progetti sono il frutto di una collaborazione tra Carraro Group e lo Smact, centro di competenza ed ecosistema di innovazione ad elevata specializzazione del Triveneto in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
«Nell'attuale scenario, in cui l'intelligenza artificiale suscita grandi paure - dice Enrico Carraro, presidente dell’omonimo gruppo - è essenziale partire da piccoli progetti per esplorare e sperimentare le potenzialità di questa tecnologia. In un momento in cui l'avvento della AI solleva preoccupazioni riguardo al futuro del lavoro umano, è importante riconoscere come, in passato, l'innovazione tecnologica abbia effettivamente migliorato le condizioni lavorative piuttosto che peggiorarle. Ad esempio, nell'industria metalmeccanica, l'introduzione dei robot non ha sottratto opportunità di lavoro agli uomini, ma ne ha invece migliorato la qualità e l'efficienza».
Attualmente, precisa Carraro, i due progetti, per un investimento pari a circa 300 mila euro, sono in fase embrionale, ci si è dati un tempo di 18 mesi per svilupparli, anche se l’aspettativa è di arrivare al loro rilascio molto prima. In entrambi i casi l’obiettivo, precisa il presidente del gruppo di Campodarsego, «è indagare come l'AI possa essere applicata in modo produttivo e sicuro. Il primo progetto si propone di esplorare applicazioni che possano supportare l'uomo nel lavoro di ufficio, gestendo dati e processi informatizzati per aumentare l'efficienza e la qualità del lavoro. Il secondo progetto si concentra sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale per gestire e analizzare grandi volumi di dati in ambito officina, ottimizzando i processi e migliorando la qualità del lavoro a tutti i livelli. Questo approccio permette di delegare compiti meno intellettivi, lasciando agli esseri umani le attività che richiedono vera intelligenza e capacità decisionale. Entrambi i progetti sono guidati da una visione dell'AI come strumento non sostitutivo dell'intelligenza umana».
D’altronde, precisa sempre Carraro, queste applicazioni non avranno alcun impatto a livello occupazionale.
«L'AI ha il potenziale di trasformare l'industria, ma siamo ancora agli albori di questa rivoluzione. I progetti attuali rappresentano solo l'inizio di un percorso che vedrà l'intelligenza artificiale influenzare profondamente il modo in cui lavoriamo e produciamo. La sicurezza informatica emerge come una priorità assoluta in questo contesto, soprattutto considerando l'aumento degli attacchi hacker. Questa nuova frontiera richiede un'attenzione particolare e investimenti consistenti per proteggere i dati e le infrastrutture».
L'impegno del gruppo nel sondare le traiettorie dell'AI, insieme alla collaborazione con enti accademici come Ca' Foscari, prevede, conclude Carraro, «il coinvolgimento di tutto il management e dimostra una visione proattiva e un'apertura al cambiamento e mira anche a diffondere una cultura di innovazione e consapevolezza tecnologica all'interno dell'azienda».
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