Il distretto nautico di Monfalcone regge alla pandemia

TRIESTE. La pandemia non frena il mercato della nautica da diporto, soprattutto quello del segmento di lusso. Il “sentiment” del settore era positivo lo scorso anno e continua ad esserlo pure nel 2021 nonostante le sofferenze del turismo nautico penalizzato dalle imposizioni imposte dal Covid e dalle chiusure delle frontiere non solo terrestri ma anche marittime.
L’Italia comunque, nonostante il quadro difficile, si conferma anche nel 2021 leader a livello mondiale nel mercato degli yacht e superyacht (407 quelli in costruzione sopra ai 24 metri su un totale globale di 821). Il nostro Paese infatti porta a casa il maggior numero di ordini. E nel complesso l’industria nautica italiana chiuderà il 2020 con un fatturato globale in linea con il 2019, attorno ai 4,8 miliardi di euro.
È quanto emerge dalla terza edizione di Monitor, rapporto statistico utilizzato dall’Ufficio studi di Confindustria nautica con la collaborazione della Fondazione Edison. Numeri che toccano anche e soprattutto una realtà come il Polo nautico del Lisert a Monfalcone dove operano cantieri e marina (oltre 1500 persone, più di 3 mila posti barca) e dove soprattutto si sta concentrando tutta una serie di interessi dei big internazionali del settore nautico e diportistico.
Fattori che hanno fatto diventare la realtà monfalconese una delle prime a livello italiano. Solo poche settimane fa il Gruppo Beneteau ha annunciato un nuovo piano industriale per l’ampliamento della sede di Monte Carlo Yachts dove oltre ai mega-yachts vengono realizzati i maxi a vela di lusso della Cnb (66 e 76 piedi) e presto si aggiungeranno altri modelli della Beneteau.
Il gruppo francese ha scelto come area strategica il Polo nautico di Monfalcone per espandere produzione e vendita nell’area dell’Adriatico del Nord nel cuore del Centro Est Europa. Nello stesso Polo del Lisert sono in gara cinque gruppi di livello nazionale del settore nautico per investire, con nuove aziende, sempre dedicate alla costruzione di mega-yacht.
A poca distanza, nello stesso bacino marittimo di Panzano (dove opera pure il colosso Fincantieri con oltre 10 mila addetti e che sta diventando il catalizzatore del know how della navalmeccanica e dell’innovazione in campo nautico), ha recentemente investito anche un altro big italiano: il Cantiere navale Vittoria, storico stabilimento nel comparto delle navi militari che opera ad Adria, vicino a Rovigo, da oltre 90 anni.
E che ora diversifica l’attività e punta ai megayacht “speciali” con caratteristiche militari per lunghe crociere che tanto piacciono ai nuovi super-ricchi: a Monfalcone ha acquisito le aree di un ex cantiere chiuso da decenni, l’ex Sodena nella zona dell’Hannibal.
Tornando ai dati di Monitor di Confindustria nautica, scendendo nel dettaglio dei numeri, come anticipato in apertura, con 407 yacht in costruzione su un totale globale di 821 l'industria italiana porta a casa il maggior numero di ordini registrato dal 2009 aggiudicandosi quasi metà (49,6%) degli ordini mondiali, segnando una crescita di 9 unità (0,3%) rispetto al 2020, con uno stacco notevole rispetto ai secondi e terzi in classifica, Turchia e Paesi Bassi, fermi rispettivamente a 76 e 74 ordini.
Per quanto riguarda l'anno nautico in corso, che si chiuderà a settembre, nel settore delle unità da diporto oltre due imprese su tre dell'industria indicano una crescita e solo il 7% una possibile contrazione. Per gli accessori-motori il 41% prevede crescita e il 49% stabilità. E c'è più ottimismo anche nelle attività legate al turismo nautico: 44% crescita e 50% stabilità.
Più in sofferenza, come sottolineato prima, i settori del turismo nautico penalizzato dalle limitazioni imposte dal Covid agli spostamenti internazionali, che ha fatto mancare la clientela extra Ue nel Mediterraneo: il charter nautico infatti per l'82% segnala una riduzione di fatturato. «Monitor offre un quadro puntuale dello stato di salute del mercato nautico italiano» sottolinea il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi. —
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