Furono Del Vecchio e Caltagirone a fermare l'incursione di Mediobanca su Banca Generali

TRIESTE. Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone avrebbero impedito l’operazione di vendita di Banca Generali a Mediobanca. Sono solo indiscrezioni, ma che circolano ormai con insistenza da quando è emerso, con lo scoop di Bloomberg, che la banca del Leone, un gioiello nel private banking italiano, con 69 miliardi di asset gestiti, era entrato nel radar di Piazzetta Cuccia.
Un’operazione però che sarebbe stata bloccata dal doppio intervento dei due soci forti del Leone e che così non sarebbe mai arrivata in consiglio di amministrazione. A scriverlo è Business Insider.
Secondo la ricostruzione di Bloomberg, Mediobanca, prima di decidere di abbandonare la partita, avrebbe avuto anche contatti diretti con le Generali. «Ed è proprio qui che sarebbero entrati in scena gli azionisti del Leone: stando a indiscrezioni, sia Leonardo Del Vecchio sia Gaetano Caltagirone, soci rispettivamente al 4,84% e al 5,20%, avrebbero manifestato un certo scetticismo a sottrarre alle Generali una partecipata che, anche in un anno difficile come il 2020, garantisce flussi di dividendi importanti (staccherà una cedola di 1,55 euro per azione tra il 15 ottobre e il 31 dicembre 2020 e una cedola da 0,30 euro per azione tra il 15 gennaio e il 31 marzo 2021), tra l’altro abbinati a un prezzo di Borsa che non ha risentito poi così pesantemente dell’effetto coronavirus (oggi Banca Generali a Piazza Affari viaggia in area 26,5 euro rispetto ai 28 euro di un anno fa)» scrive Business Insider.
Non sfugge che tra Generali, Banca Generali, Mediobanca e la Delfin di Del Vecchio esiste anche un coté di partecipazioni incrociate. La holding della famiglia del noto imprenditore dell’occhiale è azionista non solo della compagnia triestina, ma detiene quasi il 10% di Piazzetta Cuccia. Inoltre, un mese fa circa ha ottenuto da Bce l’autorizzazione a salire fino al 20 per cento di Mediobanca.
È evidente che toccare un asset come la banca del Leone, che porta alla sua controllante dividendi, che ha un modello unico e redditivo, senza passare attraverso un meccanismo di vendita competitiva per massimizzare il ritorno non deve essere piaciuto molto agli azionisti forti di Trieste. Una scelta che non sarebbe stata compresa e sarebbe stato, affermano alcune fonti, anche questo uno dei motivi che ha indotto a stoppare un dossier, che stando alle indiscrezioni, era in fase di studio molto avanzata nel team di Alberto Nagel.
Infine, affermano ancora i rumors, Mediobanca avrebbe anche ipotizzato di pagare la banca del Leone con azioni di Generali (Piazzetta Cuccia custodisce il 13% di Trieste).
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