No del Banco a UniCredit: «Offerta inadeguata». E Paniccia appoggia Orcel

Le ambizioni di Piazza Gae Aulenti si scontrano con la posizione del cda di Piazza Meda. Via libera del presidente della Fondazione CRTrieste, socio dell’istituto che ha promosso l’Ops

Piercarlo Fiumanò e Roberta Paolini

 

Le ambizioni di UniCredit per ridisegnare il panorama bancario italiano si infrangono contro il muro alzato dal consiglio di amministrazione di Banco Bpm.

L’Offerta pubblica di scambio volontaria da 10,1 miliardi di euro, annunciata l’altro ieri, è stata respinta all’unanimità, giudicata «inadeguata» e potenzialmente rischiosa. L'operazione, che mirava a creare uno dei più grandi istituti di credito europei, si scontra ora con uno scenario di forte incertezza per il settore.

Secondo il comunicato di Banco Bpm, l’Ops, che prevedeva un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale del 22 novembre, comporta uno sconto del 7,6% rispetto ai valori di mercato del giorno precedente all'annuncio. Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha definito l’offerta una «grande opportunità per creare valore», ma il consiglio di Banco Bpm ha ritenuto le condizioni inusuali e non all’altezza della redditività e del potenziale della banca, rafforzati dalle recenti operazioni strategiche.

«La struttura proposta – tutta in azioni – non riflette il valore strategico di Banco Bpm né tutela adeguatamente gli interessi degli stakeholder», si legge nella nota diffusa dalla banca. Un elemento cruciale del dibattito riguarda l’effetto automatico della promozione dell’Ops: l’attivazione della cosiddetta passivity rule, prevista dall’articolo 104 del Testo Unico della Finanza (Tuf). Secondo tale norma, Banco Bpm si vedrebbe limitata nella propria capacità di perseguire strategie autonome o di rispondere a eventuali offerte alternative. In particolare, la banca ha evidenziato che la passivity rule potrebbe condizionare operazioni già in corso, come l’Opa lanciata da Banco Bpm Vita su Anima Holding e l’investimento strategico in Banca Monte dei Paschi di Siena. Questa dinamica, sottolinea il comunicato, «determina un quadro di elevata incertezza», ostacolando la flessibilità strategica e operativa del gruppo.

L’offerta si inserisce nella strategia di Orcel di rafforzare la presenza di UniCredit nel mercato domestico, con un occhio particolare alle aree più dinamiche del Nord Italia. Tuttavia, il rifiuto segna una battuta d’arresto per il gruppo, che puntava alla fusione come trampolino per consolidare la propria posizione tra i grandi player europei. Banco Bpm ha inoltre evidenziato i rischi legati alla diluizione geografica che l'operazione avrebbe comportato.

La vicenda ha sollevato reazioni anche a livello politico. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’altro ieri ha espresso riserve sull'operazione, definendola «non concordata» e potenzialmente destabilizzante per il sistema bancario nazionale.

Poi il cda di Banco Bpm ha sollevato questioni sul piano occupazionale. Le sinergie di costo previste – pari a 900 milioni di euro, oltre un terzo della base costi di Banco Bpm – destato preoccupazioni, con possibili ricadute significative nei territori chiave, tra cui Verona. Il consiglio di Banco Bpm ha, infine, ribadito la propria determinazione a perseguire un percorso autonomo, focalizzato sull’esecuzione del piano industriale 2023-2026 e sulle operazioni straordinarie già in corso, tra cui l’Opa su Anima Holding e l’investimento in Monte dei Paschi di Siena. «Banco Bpm è oggi una banca con un forte posizionamento competitivo e un potenziale di crescita tra i migliori del mercato», si legge nella nota, che sottolinea la capacità del gruppo di sovraperformare gli obiettivi di piano senza richiedere nuovo capitale agli azionisti.

Il presidente della Fondazione CRTrieste, Massimo Paniccia, è soddisfatto di redditività, dividendi e potenziale di creazione di valore della partecipazione in Unicredit. E quindi ha piena fiducia nel lavoro del Ceo Andrea Orcel. L’istituzione triestina (che ha lo 0,27% di UniCredit) è riuscita anche in forza dei dividendi del suo principale asset a elargire 204 milioni in 20 anni alla città: «Come azionisti non possiamo che augurarci che Orcel conduca in porto operazioni che creino valore come l’offerta per Commerzbank in Germania e quella per Banco Bpm che è una fabbrica prodotto importante. Oggi le banche devono essere strutturate, forti e capaci di progetti di lunga durata».

Paniccia chiarisce di non voler entrare nelle dinamiche del Sistema Paese ma di «guardare unicamente alla «crescita di valore» come alla Fondazione CrTrieste hanno potuto constatare con soddisfazione negli ultimi tre-quattro anni. ​​​​​​

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