Bar e negozi chiusi a Bolzano, la rabbia dei gestori: “Per noi la mazzata finale, così distruggete un’intera categoria”

Oggi la firma sulla nuova ordinanza altoatesina che impone la chiusura forzata a diverse attività. Tra i commercianti e baristi cresce la preoccupazione verso il futuro, mentre l’Unione si scaglia contro la Provincia
BOLZANO. Il sole splende, il cielo è azzurro e la città è in movimento, come tutte le mattine. 
Mancano poche ore all’entrata in vigore della nuova ordinanza provinciale che impone la chiusura serrata di bar, negozi e ristoranti, oltre che il coprifuoco a partire dalle ore 20 alle 5 del mattino, ed è forse per questo che i bolzanini hanno deciso di approfittarne per un ultimo caffè o un ultimo acquisto.
 
Che i cittadini non temessero o forse non avessero ben capito che si andava incontro ad un nuovo lockdown lo si era già capito nell’ultimo fine settimana quando i locali di piazza Walther erano gremiti di gente per un aperitivo nel salotto buono della città. Ma se da una parte si cerca di non pensare al blocco che, dalla mezzanotte di oggi e per le prossime due settimane e mezzo (fino al 22 novembre), impedirà praticamente qualsiasi tipo di svago, dall’altra c’è chi è costretto a fare i conti con un incubo che ritorna prepotentemente, dopo quello vissuto in primavera.
 
L’ordinanza, che verrà firmata a breve dal presidente Arno Kompatscher andrà a penalizzare in maniera forte, se non devastante, commercianti e gestori di locali, oltre che di alberghi. E l’aria, tra di loro questa mattina, era pesante. Tanto che, attraverso un sit-in organizzato in tempo lampo, i commercianti si sono dati appuntamento alle ore 12 di quest’oggi in piazza Walther per andare a protestare sotto Palazzo Widmann. “State distruggendo un’intera categoria”, l’urlo comune sprigionato dalle loro voci.
 
“C’è il rischio che questa sia la mazzata finale per molti di noi, la situazione è drammatica, specie per i piccoli negozi”, è il coro espresso da alcune botteghe sotto la via dello shopping, i Portici. Evidentemente non è bastato rispettare tutte le regole imposte come l’uso della mascherina, il distanziamento e i disinfettanti posti all’entrata dei negozi per evitare un’altra chiusura forzata.
 
E di vetrine spoglie riempite solo di fogli di giornale in città già ce ne sono. Non tutti hanno avuto la possibilità di continuare con la propria attività dopo la riapertura di maggio. E ora il rischio torna, forse più forte di prima.
 
“Ci siamo attrezzati con tutte le disposizioni che ci sono state richieste. È impensabile rimanere così tanto tempo a casa. Ci hanno sempre detto che dobbiamo convivere con il virus, però ora richiudono tutto di nuovo. A maggio ero fiducioso nella ripresa economica, ora non più”, dice amareggiato il gestore del Bar Monika, in via Goethe.
 
“Anche noi, come molti nostri colleghi eravamo speranzosi di poter ripartire alla grande. Questa nuova ordinanza ci taglia le gambe. Se è vero che con la stagione estiva qualcosa abbiamo recuperato, ora la vediamo dura rientrare nelle spese, specie senza turisti e senza mercatini a Natale”, raccontano preoccupati alla Casa al Torchio, famoso ristornate in piazza Erbe.
 
Leggermente più moderato il pensiero dei titolari del bar Domino nella centralissima piazza Walther: “Purtroppo non abbiamo alternative se non quella di chiudere. Non credo che le misure siano state prese in maniera leggera dalle istituzioni. Un po’ ce l’aspettavamo, se queste misure aiuteranno ad evitare un lockdown totale meglio così”.
 
Pesanti invece le parole di Simone Buratti, gestore dell’omonima azienda e fiduciario dell’Unione commercio, che si è scagliato con forza verso la Provincia: “È una discriminazione nei nostri confronti, è una vergogna e anche chi ha preso questa decisione dovrebbe vergognarsi. Se volevano una guerra con i commercianti l’hanno decisamente avuta”.
 
L’Unione Commercio non ci sta
E proprio l’Unione commercio turismo e servizi dell’Alto Adige attraverso una nota ha preso duramente posizione contro l’ordinanza provinciale. “Non possiamo assolutamente accettare questa decisione. In epoca di Covid, fare shopping in Alto Adige è sempre stato sicuro”, afferma con forza il presidente Philipp Moser. Come detto precedentemente, ad oggi, in tutta la provincia, il commercio al dettaglio ha fatto la sua parte con scrupolosità, rispettando tutte le severe prescrizioni e le norme igieniche che hanno garantito la possibilità di compiere i propri acquisti nei vivaci paesi e città dell’Alto Adige. “Invece di ringraziare di tutto cuore i molti commercianti e i loro collaboratori, per essersi impegnati a far sì che fosse possibile acquistare in tutta sicurezza e accogliere i clienti con assistenza personalizzata, consulenze e cordialità, nonostante la distanza sociale, si decide ora di punirli. Non dimentichiamo che molte aziende commerciali sono di piccole dimensioni e, in gran parte, a conduzione familiare”, sottolinea Moser.
 
La richiesta della Camera di Commercio: “La Provincia risarcisca le aziende”
Anche la Camera di Commercio di Bolzano ha detto la sua, chiedendo che la Provincia risarcisca per il mese di novembre le aziende costrette a chiudere, seguendo quindi il modello austriaco, dove il Governo ha deciso di tenere in considerazione i fatturati dl 2019 e ogni impresa potrà ricevere massimo 800.000 euro. Sono previste delle misure di sostegno anche per il settore del commercio, che per il momento in Austria può rimanere attivo ma si confronta con pesanti limitazioni. “Le chiusure e le limitazioni rappresentano un duro colpo per tutti i settori e le aziende che erano già stati colpiti in modo disastroso dal lockdown di inizio anno. Se in questa fase difficile la pubblica amministrazione non sostiene adeguatamente le imprese colpite, temo che alla fine di questo secondo lockdown molte di esse non riapriranno. Sicuramente la salute è la priorità, ma si deve poter anche vivere e lavorare. Risarcire le nostre aziende sarebbe un segnale giusto di ripresa”, afferma il Presidente della Camera di commercio Michl Ebner.
 
Ulteriore ordinanza provinciale
Nel frattempo, questa mattina, la Giunta provinciale ed il presidente Arno Kompatscher hanno dichiarato Bolzano e ulteriori 10 comuni “zona rossa”. Per questo domani, mercoledì 4 novembre, verrà firmata un’ulteriore ordinanza che si andrà ad integrare con quella di oggi, e che impone la chiusura anche di barbieri e parrucchieri, l’obbligo di didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, la chiusura di asili nido e scuole dell’infanzia. Inoltre, sarà possibile entrare ed uscire da questi comuni solo per comprovati motivi di lavoro o di salute.
 

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