Top 500 Belluno: la chiave di volta è investire su persone e competenze
Questo il leit motive della tappa bellunese di Top 500 ospitata al Park Hotel di Villa Carpenada

Numeri di un 2021 da record, con ricavi aggregati consolidati pari a 6,1 miliardi, in aumento del 30,9% rispetto al 2020. L’economia bellunese, fotografata attraverso i numeri delle sue prime 100 imprese per fatturato, ha saputo ripartire con straordinaria forza dopo l’anno della pandemia. Il 2022 ha messo sul ring altre sfide durissime, a partire dai rincari energetici, ma la resilienza – parola abusata – abita qui. Lo raccontano i numeri e i protagonisti. E la chiave ora è il capitale umano.
E’ andato in scena ieri pomeriggio, al Park Hotel di Villa Carpenada, l’appuntamento bellunese del format “Top 500”, ciclo di eventi organizzato da Nordest Economia, hub economico dei quotidiani Gedi, in collaborazione con università di Padova, Ca’ Foscari Venezia, PwC e Fondazione Nord Est.
“Risorse e persone”, il tema chiave. Illuminante la presentazione di Luca Olivari, Luiss Business School: «Persone vuol dire competenze e risorse. Il 60% dei lavori del futuro oggi non esistono, pensate a raccontare ai vostri nonni cosa fa un influencer. Ci sarebbero mille esempi. Dobbiamo tornare a studiare spesso, trovare nuove competenze. Va fatto anche nelle piccole aziende. A mio padre in banca regalavano l’orologio d’oro dopo 25 anni di attività per la fedeltà, oggi i trentenni hanno cambiato sei lavori. Come li attraggo? Ti chiedono qual è la tua vision, sono loro che fanno il colloquio a te. Ce l’hai lo smart working? No? Ciao».

Ad aprire i lavori Fabrizio Brancoli, direttore di Nordest Economia e dei quotidiani veneti Gnn, e Filippo Zagagnin, Partner PwC Italia. Massimo Leonardo (PwC) sottolinea come “fra le direttrici per continuare lo sviluppo c’è la sostenibilità, riassunta nell’acronimo ESG: ambiente, società e governance. Questione che impatta sul capitale: i fondi investono sulle società che rispettano la tassonomia della sostenibilità”.
Storia emblematica di rilancio del territorio bellunese è quella di Ceramica Dolomite, raccontata dal consigliere Luciano Favero durante la tavola rotonda moderata da Roberta Paolini, giornalista di Nordest Economia. “Stabilimento che per la valle è storia, nato nel 1965 per iniziativa di cinque soci guidati dalla famiglia Bandiera. Stabilimento cresciuto fino a mille lavoratori – racconta Favero – e quando la proprietà targata Ideal Standard ha comunicato l’intenzione di chiudere anche a Borgo Valbelluna, tutto il sistema si è messo in moto per un piano di intervento che ha trovato velocemente concretezza con una cordata guidata da Finint e alla quale hanno aderito Delfin di Leonardo Delvecchio, Bruno Zago di Progest, Luigi Rossi Luciani e anche Invitalia”. Una nuova vita anche occupazionale: “Abbiamo pensato anche di creare residenze in zona per i dipendenti che vengono da lontano, e metteremo in atto un grande progetto di formazione”, racconta Favero, “Trovare le risorse è il grande tema, le competenze vanno attratte e poi mantenute. E da noi ci sono competenze quasi artigianali, che non si imparano all’università”. Rapporto con le risorse umane fondamentale anche nella gestione dell’emergenza gas: “Sul caro energia abbiamo messo in atto un doppio livello di intervento: innanzitutto cercando di contenere i costi, concentrando le produzioni in tempi brevi, anche con un accordo sindacale per aumentare le ore di lavoro a forni in attività. Poi come soluzione strategica abbiamo pensato a diversificare le fonti: non solo metano ma anche energia solare e dal 2023 un altro tipo di gas”.

“Se parliamo di risorse umane siamo in difficoltà, senza fare nomi tutti qui cercando di andare in Luxottica – dice, scherzando ma non troppo, Massimo Slaviero, amministratore delegato di Unifarco Spa, tra i principali produttori italiani di cosmetici, makeup, cibo funzionale e integratori. “Puntiamo a un raddoppio dei volumi crescendo anche all’estero, con un aumento del 50% già nei prossimi tre anni: aumentiamo il numero delle farmacie in Europa, puntiamo ad altre quattromila oltre alle tremila che serviamo in Italia. Puntiamo a consegnare 30 milioni di pezzi in tre anni e a sviluppare il brand Ceramol in tutto il mondo”. Ipotesi Borsa? “Abbiamo già quattro soci e 400 farmacie con una quota del 12% del capitale, abbiamo cominciato a guardare alla Borsa, con un percorso di preparazione e certificazione. Ma il momento ora non è certo ideale sui mercati, aspettiamo”.
Azienda bellunese nel Dna è anche il Gruppo De Bona delle concessionarie d’auto. “Le montagne sono un riparo ma anche un limite: ci siamo espansi acquisendo per prima la Fassina a Conegliano, che era più grande di noi. Da lì piano piano l’appetito vien mangiando, oggi siamo praticamente in tutto il Nordest ma il cervello resta a Belluno, con le persone strategiche. Trovare le persone giuste e creare entusiasmo in loro è la chiave giusta, lasciarle imparare, lasciarle anche sbagliare quando serve”.
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