"Friuli Venezia Giulia e Veneto. I protagonisti inconsapevoli"

Se non ci fosse già, occorrerebbe inventarlo. Ma lo hanno già inventato Giorgio Lago e Ilvo Diamanti, ormai 30 anni fa.
Di sicuro è assai cambiato da allora, però “Nordest” è ancora l’unica espressione utile a indicare un pezzo d’Italia a Est di Milano e a Nord di Roma. Che resta figlio di un dio minore sotto tanti aspetti.
Poco capace di raccontarsi, poco incline a ragionare su di sé e sui fattori di intima coesione, troppo propenso a coltivare le ragioni di “distinguo” e di campanile, molto diffidente nel riconoscere le leadership interne. Ma parliamo di un pezzo d’Italia vitale, che si connota in modo particolare per le questioni economiche e che – in qualche modo inconsapevolmente – ha conquistato una singolare centralità.
Resta marginale, rispetto alle dinamiche peculiari di Milano e di Roma. Ma protagonista in economia per la presenza tra Friuli Venezia Giulia e Veneto di numerosissimi dei “nuovi campioni” nazionali.
Divenuta cinese Pirelli, migrata la Fiat, non mantengono qui la loro testa gruppi come Luxottica, Benetton, Danieli, Fincantieri, Generali?
E poi non è solo questione di holding. Per esempio, il distretto bio high tech, frammentato in 150 piccole aziende tra le province di Trieste e di Gorizia, somma un fatturato aggregato di 800 milioni e dà lavoro a 5mila persone.
Un distretto preterintenzionale, peraltro, che appena adesso sta iniziando a considerare il proprio peso specifico e quanto fondamentale sia la linfa di idee e innovazione proveniente dal sistema della ricerca scientifica insediato tra il Carso e il mare.
Un altro mestiere di elezione del Nordest ha a che fare con la logistica e, in particolare, con i porti di Trieste e di Venezia (ma anche con gli interporti di Padova e di Verona, e con gli aeroporti di Venezia e Trieste).
Mestiere ancora largamente sotto rappresentato, perché mancano ancora tante infrastrutture e collegamenti ferroviari in particolare.
A questo universo di imprese e a questo vitalismo sociale, il nostro giornale dedica un nuovo progetto: una piazza sul web e sulla carta chiamata semplicemente “Nordest Economia” e condivisa con gli altri cinque quotidiani d’area nordestina appartenenti al Gruppo Espresso (Messaggero Veneto, Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno).
Una piattaforma che non ha pari per diffusione e radicamento nel quadrante di Nordest. Ne parliamo più diffusamente nell’inserto centrale di oggi. Lo potete valutare già ora on line (http://ilpiccolo.gelocal.it/focus/nordest-economia) e il 10 novembre in un inserto allegato al giornale (che avrà cadenza mensile).
Lo potrete valutare negli eventi pubblici che allestiremo, in un proposito di animazione culturale e economica che tende a raccontare protagonisti e storie esemplari, evidenziando fenomeni e tendenze, consentendo a queste comunità di esprimere più compiutamente potenzialità davvero formidabili.
A questo proposito vi diamo appuntamento tra poco più di un mese, quando dedicheremo un inserto e un evento pubblico a “Top 500”, ossia alle performance delle maggiori imprese del Friuli Venezia Giulia.
L’economia è il fattor comune capace di legare due regioni – Friuli Venezia Giulia e Veneto – altrimenti distinte e differenti sotto tante categorie (tra l’altro per l’assetto istituzionale). I segni della recessione sono dinanzi a noi, sono cicatrici difficili da rimarginare. Interi distretti industriali sono stati spazzati via. Il settore immobiliare/costruzioni è stato irreversibilmente marcato dalla crisi.
La stagnazione dei consumi interni ha scosso dalle fondamenta il comparto commerciale. La polarizzazione – tuttora in atto – nel campo della finanza e del credito chiama in causa un processo di fusioni e ristrutturazioni in cui le banche del Nordest appaiono oggi tra i soggetti più deboli e ancillari. E tutto questo detto e considerato, pur in un contesto economico globale ancora contrassegnato da fragilità e incertezze, il Nordest mostra segni di ripresa e ha ritrovato slancio, in particolare, nella sua capacità di esplorare nuovi mercati.
Marco Polo nordestino ante litteram. Sono ormai numerosi gli indizi di una ripresa dell’economia italiana. Di ieri è l’ultimo report dei produttori di macchine utensili: nel terzo trimestre 2015, le industrie che costruiscono robot, torni e macchinari vari - indispensabili per qualsiasi impresa manifatturiera - segnalano che gli ordini sono in aumento del 5% rispetto ai committenti italiani e del 18,5% riguardo alle esportazioni.
Si tratta di un indicatore inequivocabile: le imprese investono sul futuro, comprano macchine perché pensano di poter sviluppare il proprio giro d’affari. Lo dicono chiaramente pure i 300 imprenditori inseriti nel panel di Fondazione Nord Est: per il 40% dei sondati, la crescita sarà stabile entro un anno e per il 70% il processo sarà consolidato nell’arco di un biennio nel quadrante triveneto. Il progetto “Nord Est Economia” punta a raccontare una impresa collettiva, che è il motore dell’economia nazionale.
Argomenti:nordest economia
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