Il mistero dell’ex postino scomparso a Sagrado: la svolta dopo 6 anni

Dal 2019 si erano perse le tracce di Vito Mezzalira, ex portalettere di Trieste. Ora in un pozzo nel suo giardino sono stati ritrovati resti umani. Due gli indagati: la compagna dell’uomo, Mariuccia Orlando, che ha continuato a incassare la pensione, e il fratellastro di lei, Moreno Redivo

Elisa Lenarduzzi Luigi Murciano
I carabinieri davanti alla villetta di Sdraussina (Tibaldi)

Dopo sei lunghi anni di sospetti e misteri, è arrivata la clamorosa svolta nel caso della scomparsa di Vito Mezzalira, il 70enne ex dipendente di Poste Italiane, originario di Mantova ma vissuto per lunghi anni a Trieste, inghiottito letteralmente nel nulla nell’estate del 2019 dalla sua villetta a Poggio Terza Armata, una frazione di Sagrado, in provincia di Gorizia. Una vita improvvisamente sospesa, come quelle di tanti altri “fantasmi” nel Nordest e i cui destini restano avvolti nel mistero.

Nel pomeriggio di venerdì 7 novembre, nel giardino della villetta al civico 7 di via Nuova, a Sdraussina, dove l’uomo aveva scelto di vivere dopo la quiescenza, gli investigatori hanno trovato resti umani all’interno di un sacco nero, sepolti a 4 metri di profondità nel pozzo poi cementato nel giardino della casa.

Toccherà ora agli accertamenti medico-legali stabilire se quelle spoglie appartengano davvero all’uomo, ma il ritrovamento apre una fase nuova nell’indagine fortemente voluta dalla sorella dell’uomo, che si è sempre battuta per conoscere la verità su quanto accaduto al fratello.

Due gli indagati: la compagna di Mezzalira, Mariuccia Orlando e il fratellastro di lei, Moreno Redivo: i due sono indagati per omicidio, occultamento di cadavere e truffa ai danni dello Stato per l’indebita riscossione della pensione dell’uomo dopo la sua sparizione.

 

Vito Mezzalira
Vito Mezzalira

Il lavoro alle Poste, poi la pensione e il trasferimento

Vito Mezzalira, 70 anni, dipendente di Poste Italiane, aveva scelto l’Isontino e Poggio Terza Armata/Sdraussina proprio per trascorrere una vecchiaia serena, nella quiete e lontano dai rumori della città, dopo il raggiungimento della pensione nel 2014. Inizialmente vi si era trasferito da solo, cominciando a rimettere a posto la villetta al civico 7 di via Nuova.

Per molti anni aveva lavorato al Centro Operativo Postale di via Brigata Casale a Trieste, dove si occupava dello smistamento della corrispondenza, per poi concludere la carriera lavorativa come uno dei responsabili della consegna di missive e pacchi sulla linea regionale Trieste-Monfalcone-Grado.

I suoi colleghi lo ricordano come «una persona dalla battuta pronta, guascone, sempre disponibile a dare una mano».

Qualche tempo dopo il pensionamento, è iniziata la vita a Sdraussina con Mariuccia Orlando, di origini triestine come Mezzalira e dieci anni meno di lui. Una convivenza che appariva tranquilla: la coppia è stata descritta dai vicini come molto cortese, seppure riservata e poco inserita nel tessuto della piccola località. Quando Mezzalira è scomparso, nell’estate del 2019, pochi inizialmente ne hanno notato l’assenza.

Del resto le versioni fornite dalla compagna – una presunta fuga con un’altra donna, la pressione di vecchi debiti, un improvviso trasferimento all’estero – parevano plausibili.

 

06/11/25 SDRAUSSINA Indagini postino scomparso

L’allarme lanciato dalla sorella

A far aprire le indagini, tempo dopo, è stata la sorella dell’uomo, residente a Mantova, insospettita dalle contraddizioni nei racconti della compagna e da una serie di anomalie - accertate dall’Arma- nei prelievi della pensione di Mezzalira:

«Ci vedevamo due, tre volte l’anno e ci sentivamo regolarmente al telefono L’ultima volta per scambiarci gli auguri di compleanno, nel 2019. Da allora la sua sim risulta irraggiungibile. La sua compagna ha cambiato mille volte versione: ha asserito dapprima che mio fratello fosse scappato all’estero con una barista, poi che fosse finito vittima di non meglio precisati strozzini. Infine ha bloccato ogni comunicazione con noi. Non abbiamo mai creduto alle sue storie».

La compagna, per avvalorare la sua versione, aveva persino inviato alla sorella di Vito dei fotomontaggi che lo ritraevano accanto alla presunta nuova donna.

Oltre alla sorella non devono averci creduto neppure magistratura e carabinieri: in assenza di riscontri oggettivi alle ricostruzioni fornite dalla donna, giudicate contraddittorie, sono scattate le indagini.

La pista dei soldi

A insospettire gli inquirenti è stata anche (e soprattutto) la strana prassi della donna di ritirare la pensione del compagno - pur formalmente delegata - in un ufficio postale ogni volta diverso.

Non solo: la donna ha continuato a riscuotere la pensione senza che poi questa venisse in qualche modo girata (o reclamata) dal legittimo intestatario. Perché Mezzalira non ha reclamato quel denaro?

Le indagini del 2024 e l’ipotesi omicidio

A dicembre 2023 sono quindi scattati i sigilli all’abitazione - di proprietà di Mezzalira -, mentre a gennaio 2024 le indagini sono diventate di pubblico dominio, con una maxi operazione di ricerca nel giardino della casa con georadar, unità cinofile e ruspe. Al lavoro, gli uomini dell’Arma di Gradisca, supportati dai colleghi del 13º Reggimento “Fvg” di Gorizia, da un’unità cinofila dei Carabinieri e dalla locale Protezione Civile.

 

Gli scavi attorno alla casa a Poggio (Bumbaca)
Bumbaca Gorizia 24-01-2024 Poggio ricerche Vito Mezzalira @ Pierluigi Bumbaca fotografo

Non è ancora il momento della svolta. A maggio dello stesso anno, la Procura di Gorizia dispone nuovi accertamenti, stavolta all’interno dell’abitazione a due piani e della relativa rimessa.

Cambia anche l’ipotesi di reato. Non più solo occultamento di cadavere e truffa ai danni dello Stato: gli inquirenti procedono anche per omicidio. E nel registro degli indagati iscrivono due nomi: quello di Mariuccia Orlando, la compagna già da tempo finita sotto la lente degli investigatori, e quello di Moreno Redivo, fratellastro della donna.

La svolta: il ritrovamento dei resti

A due anni dal primo sopralluogo nella “villetta del mistero”, a novembre 2025 coordinati dalla titolare dell’indagine, il magistrato Giulia Capella della Procura di Gorizia, una trentina di uomini fra carabinieri del Reparto Operativo–Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Gorizia, Vigili del Fuoco del capoluogo e altro personale di supporto, sono tornati a sorpresa a scandagliare dentro e attorno alla casetta di Sdraussina, per cercare nuovi elementi a suffragio della triplice ipotesi di reato emersa da tempo.

 

06/11/25 SDRAUSSINA Indagini postino scomparso

La svolta arriva nel pomeriggio di venerdì 7 novembre, con il rinvenimento di resti umani nel terreno retrostante il garage della villetta. A dare l’annuncio è il comandante provinciale dei Carabinieri di Gorizia, colonnello Massimiliano Bolis:

«Si apre ora una fase nuova. Servirà un’approfondita attività medico-legale per identificare quei resti sepolti da anni. Se siano di Mezzalira non mi azzardo a dirlo, ma potrebbe essere verosimile».

Determinante si è rivelata la combinazione tra le tecnologie di nuova generazione e il lavoro dell’unità cinofila. A individuare il punto esatto dello scavo il pastore belga Klaus, cane specializzato del Nucleo cinofilo dei carabinieri, dopo che i georadar del Ros avevano segnalato un’anomalia nel terreno.

Decisivo l’uso delle immagini satellitari di Google Earth, che hanno documentato nel tempo i cambiamenti del giardino della casa: il pozzo prima libero e poi improvvisamente sigillato con il cemento. Da lì è partita la decisione della Procura di disporre nuovi scavi, che hanno portato alla tragica scoperta: nel pozzo, sepolti a 4 metri di profondità, all'interno di un sacco nero, c’erano ossa e alcuni elementi riconducibili a capi di abbigliamento.

Le indagini, condotte congiuntamente dalla Procura, dai carabinieri della Compagnia di Gradisca, dal Nucleo investigativo del Comando provinciale e dai Vigili del Fuoco, si concentrano ora sull’identificazione dei resti, trasferiti all’obitorio di Gorizia per le analisi di anatomia patologica.

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