Delitto in ogni latitudine: dieci gialli per viaggiare nel mondo tra crimini e geografie

Dalla Groenlandia alla Sicilia, dalla Bretagna al Giappone: il noir racconta i territori, ne svela le tensioni, li trasforma in mappe letterarie. Le proposte da mettere in valigia

Nicolò Menniti Ippolito

Sono passati più di quarant’anni da quando per scrivere gialli bisognava usare uno pseudonimo americano (usanza ora curiosamente ripresa dal “romance”) e ambientare le storie a New York o Los Angeles o al massimo Chicago o San Francisco.

Da allora il giallo ha smesso il suo abito anglosassone ed è geograficamente esploso in tutti i continenti. Delitti e ricerche del colpevole sono diventati modi di raccontare i territori del mondo dal punto di vista sociale, antropologico, linguistico, politico, spesso anche turistico.

Per restare all’Italia, per esempio, non ci sono solo la Sicilia di Camilleri, ma anche la Toscana di Malvaldi, la Val d’Aosta di Manzini, il lago di Andrea Vitali o di Cocco e Mangella, la Sardegna di Soriga e Abate, il Veneto di Carlotto ed Ervas e tanto altro ancora. Insomma, il giallo è diventato anche un libro di viaggio, un modo di esplorare realtà più o meno lontane ed anche questa estate è ricca di proposte. Ne proponiamo dieci, seguendo meridiani e paralleli.
Cominciamo dall’estremo Nord, dalla Groenlandia ignorata fino a qualche tempo fa e ora al centro dell’interesse economico e politico. “Un segreto di ghiaccio” (Piemme, p. 384, 19,90 euro) è la seconda avventura dell’ispettore Qaanaaq Adriensen ad essere tradotta in italiano. Attraverso di lui, Mo Malo racconta la cultura inuit, con le sue leggende, i suoi rituali, ma anche i paesaggi infiniti, la vita schiacciata dal ghiaccio quasi permanente, le incomprensioni con i danesi che la governano.

Scendendo solo un po’ più a sud arriviamo nella Islanda di un quasi classico come Arnaldaur Indridason. Il suo nuovo libro si intitola “Con la massima discrezione” (Guanda, p.352, 19 euro) ed immerge nuovamente il lettore in una Reykjavík notturna, nevosa, socialmente lacerata, l’esatto contrario della visione idilliaca della Islanda come terra serenità e del legame con la natura.

Perché spesso l’immagine che i gialli offrono di un territorio altera gli stereotipi, come nel caso della Danimarca raccontata da Katrine Engberg in “il tempo della fine” (Marsilio p. 432, 20 euro). Anche qui un vecchio caso irrisolto è il grimaldello per entrare in una regione, lo Jutland, dalla storia contrastata e il ritratto che esce della Danimarca è in realtà inedito e inquietante.

Spostandosi solo un po’ ad Ovest ecco la Glasgow raccontata da Alan Parks in “Gunner” (Bompiani, p. 272, 20 euro). Parks nei suoi romanzi ha raccontato come nessun altro la città scozzese, ma questa volta si spinge indietro nel tempo e ci porta nel 1941, durante la guerra, intrecciando la vicenda poliziesca con il misterioso viaggio di Rudolph Hess per incontrate emissari britannici. Vera, in parte, la storia ma soprattutto affascinante la Glasgow di allora ricostruita dalla scrittura.

Un genere a parte è il giallo apertamente turistico, che si muove in un territorio per raccontarne il fascino. E il caso del ciclo bretone di Jean-Luc Bannalec, che fa esplorare al suo commissario “Dupin”, di romanzo in romanzo, di delitto in delitto, i luoghi più fascinosi e leggendari della Bretagna. Il nuovo capitolo “Eredità bretone” (Neri Pozza, p.256, 18 euro) in uscita in questi giorni è ambientato in una splendida Concarneau.

Arriviamo a Sud, alla Sicilia, alla Noto della nuova serie di Cristina Cassar Scalia. “Delitto di benvenuto” (Einaudi, p. 320, 19 euro). Sapore di Sicilia d’antan, delitto tra i palazzi della borghesia, passeggiate lungo il corso, una full immersion nei trasformismi siciliani.

Sempre sud con la Atene di Petros Markaris, giunto alla ventesima avventura del commissario Charitos (dimenticare versione televisiva). “Il futuro è un truffa” (La nave di Teseo, p. 224, 20 euro) parte dalla Eleusi archeologica per arrivare al cinismo della politica ateniese seguendo come sempre le tensioni della attualità.

A questo punto si varca il Mediterraneo e si arriva nella Siria della guerra civile. “Damascus station” (Salani, p.544, 20 euro) racconta in presa diretta, con inclinazione al thriller, la terribile Damasco di Bashar al-Assad tra delitti di stato, torture, oppressione. Un ritratto della dittatura e della lotta per abbatterla particolarmente efficace, che spiega bene quel che è successo dopo.

Passando in Africa via Parigi di incontra il sorprendente “Free queens” (Ubagu press, p. 490, 19, 90 euro) di Marin Ledun che ci porta in Uganda in una Lagos estremamente violenta, nel pieno della tratta delle schiave del sesso che ha il suo terminale in Europa.

L’ultimo salto è a Est, in Giappone da cui cominciano ad arrivare giallisti vecchie nuovi. Tokio è la protagonista di “La stagione delle onde” (Mondadori, p. 264, 18 euro) di Hideo Yokohama. Giallo sociale tra locali notturni, uffici pubblici corrotti e scandali. Ritratto in nero della capitale, come sempre nei gialli di Yokhama. 

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