La montagna che si prenota: il futuro (a numero chiuso) delle Dolomiti
Da Madonna di Campiglio alla Val Gardena, le soluzioni per contrastare l'overtourism e il sovraffollamento sono sempre più orientate al controllo degli accessi. Padrin, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco: «Bisognerà coltivare la consapevolezza del limite»

Piste a numero chiuso sulle Dolomiti a Madonna di Campiglio. E ancora: accesso agli impianti della Valgardena su prenotazione, come in un museo. Queste sono le ultime soluzioni, in ordine di tempo, per contrastare overtourism e sovraffollamento della montagna. Minimo comun denominatore, il controllo degli accessi. Questa è la scelta degli organi di governo competenti, convinti che il modello delle prenotazioni sia la strada giusta per garantire l'equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale.
L’obiettivo è chiaro: tutelare le Dolomiti preservando la qualità dell’esperienza turistica. Ma non solo: è anche cruciale affrontare il problema dello spopolamento delle aree interne, favorendo una gestione che bilanci la domanda e l'offerta.
Le prenotazioni per piste da sci, sentieri e altri luoghi di interesse, diventeranno la norma, come dimostrano gli esempi già in corso.
Dolomiti Unesco, il futuro è segnato

Il futuro delle Dolomiti? «Bisognerà coltivare, fin da oggi, la consapevolezza del limite». Quindi il numero chiuso piuttosto che la prenotazione? «Non c’è un piuttosto», risponde Roberto Padrin. «Ogni valle ha una propria condizione da rispettare, per cui occorrerà essere capaci di diversificare le soluzioni. Certo è che i cambiamenti climatici, da una parte, e dall’altra i nuovi modelli sociali e culturali, per non dire economici, impongono una riflessione radicale nell’approccio con le terre più alte, in particolare la custodia di questo patrimonio dell’Umanità che da 16 anni sono le Dolomiti».
Padrin è il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco che a Cimolais, alle porte del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, ha tenuto il quarto corso di formazione annuale dedicato agli amministratori dei Comuni interessati dal riconoscimento Unesco e impegnati nella gestione del Bene.

L’attenzione, quest’anno, è stata incentrata sui giovani e sull’importanza dell’intreccio generazionale per la gestione del Patrimonio nei prossimi decenni. Ma quale Patrimonio lasciamo alle generazioni future? Le Dolomiti del lago turchino del Sorapiss o delle Tre Cime, quindi dell’overturism? O Le Dolomiti delle aree interne che devono vedersela con lo spopolamento? Le Dolomiti delle colate che invadono perfino le strade olimpiche o quelle dei 1800 cantieri post-Vaia che garantiscono la sicurezza del territorio? Le Dolomiti dei numeri chiusi in pista (14 mila sciatori al giorno come a Madonna di Campiglio) o dei collegamenti Cortina Arabba?
«Durante il ritrovo di Cimolais ci siamo detti che occorre conoscenza, responsabilità, consapevolezza. Oggi, ma soprattutto traguardando il nostro futuro. Certo, dobbiamo domandarci come saranno le Dolomiti nel 2050, ma soprattutto chi (e come) garantirà la tutela e lo sviluppo sostenibile di un bene tanto complesso come quello che abbiamo in custodia. E ci siamo detti che nell’intreccio generazionale, cioè nella relazione tra generazioni si possono costruire strategie di lungo periodo e pratiche di tutela».
Tra sostenibilità e limiti, questi ultimi sembrano ormai i più necessari. «Non possiamo però tappezzare le Dolomiti di no, di divieti, seppur in tanti casi questi sono necessari», precisa il presidente. «Meglio procedere con la nuova metodologia della prenotazione: per visitare un luogo in condizioni compatibili. Il modello-Tre Cime, Braies, Serrai, Alleghe, ha dimostrato la sua efficacia ed è applicabile altrove. Sarà interessante vedere che cosa accadrà con le prenotazioni del parcheggio, oltre che del biglietto, per le Olimpiadi: chissà mai che non possiamo trarne delle declinazioni territoriali nel post-Giochi».
Ma, parlando di consapevolezza, il presidente non si ferma a questo livello. Ha in mano i dati del Suem, del Soccorso Alpino. «Quelli estivi non sono mai stati così alti. E quindi abbiamo bisogno di gente che affronta la montagna con la necessaria preparazione, che utilizzi attrezzature adeguata e che abbia anche una condizione di salute controllata. È evidente che dobbiamo darci nuove regole anche a questo livello».
Padrin, dialogando con gli amministratori presenti a Cimolais, ha detto che s’impone l’apertura di un ampio confronto su questi tempi – in sostanza sulla gestione futura del Bene Unesco – con tutti i soggetti interessati, dalle pubbliche amministrazioni alle associazioni impegnati nella tutela dell’ambiente, alle categorie economiche.
«E questo perché ogni piccola cosa, se la si pensa proiettata tra 20 o 30 anni, ha delle conseguenze a cui già oggi dobbiamo pensare. Di valle in valle, di territorio in territorio. Al di là di ogni generalizzazione, perché le esigenze possono essere davvero diverse. Non c’è una ricetta che vale per tutti…».
Questo lo dice – chiediamo – immaginando la nostra domada se ha ancora un senso investire decine se non centinaia di milioni sui collegamenti tra hub sciistici? «Questo lo dico», replica Padrin, «perché ci sono territori che hanno problematiche di eccesso di turismo, altri che hanno problemi di spopolamento». Quindi? «A Cimolais ci siamo detti che, proprio perché siamo diversi, dobbiamo conoscerci uno con l’altro. E confrontarsi sulle scelte. Anche perché magari le scelte che un territorio ha fatto cinque anni fa, non sempre hanno avuto gli esiti sperati».
In sostanza – va a concludere il presidente della Fondazione – la domanda di fondo che dovremmo porci è questa: come dovrebbe essere felice un cittadino tra 30 anni che ha scelto di venire a risiedere sulle Dolomiti? E come potrebbe esserlo? «Se, oltre ad avergli conservato la bellezza del creato, gli assicuriamo qualità di vita, quindi casa, lavoro e servizi», conclude Roberto Padrin. (Francesco Dal Mas)
Val Gardena

Dopo i tornelli, arriva la prenotazione degli slot: in risposta alle polemiche della scorsa estate riguardo l’accesso a pagamento al sentiero che porta al Seceda, in Val Gardena, nel 2026 si prevede una gestione degli accessi tramite prenotazione di finestre orarie, un po’ come accade nei musei. A darne notizia è il quotidiano Dolomiten.
Per mitigare le critiche legate ai tornelli, l’assessore provinciale al turismo, Luis Walcher, aveva già annunciato la creazione di un tavolo di lavoro per cercare soluzioni contro l'"overtourism" in valle. Nelle scorse settimane, gli esperti hanno messo a punto la proposta di prenotare l'accesso via smartphone o PC, scegliendo un intervallo di tempo.
Se gli slot per un determinato orario sono esauriti, il turista dovrà optare per un’altra finestra. Non è escluso che, come avviene per i voli aerei, anche le tariffe per la funivia possano aumentare durante le ore di punta. Al contrario, salire presto al mattino, verso sera o durante il maltempo potrebbe risultare più conveniente. Resta da capire se i proprietari degli alpeggi manterranno il "pedaggio" di 5 euro legato ai tornelli o se decideranno di abbandonare questa misura.
Madonna di Campiglio

Anche Madonna di Campiglio, nelle Dolomiti di Brenta, fa parte dei primi comprensori sciistici italiani a introdurre il numero chiuso per gli sciatori, limitando a 14.000 le presenze giornaliere con restrizioni durante le alte stagioni come Natale, Capodanno e Carnevale. L'iniziativa punta a migliorare la qualità dell’esperienza e garantire la sicurezza, in un comprensorio che offre 155 km di piste e 60 impianti di risalita.
Non ci saranno limitazioni per chi possiede uno skipass stagionale, una tessera pay-per-use o un biglietto giornaliero acquistato con almeno due giorni di anticipo. Inoltre, ogni giorno la pista Vagliana sarà sottoposta a ribattitura a mezzogiorno per garantire una pista impeccabile nel pomeriggio.
Questa misura nasce per ridurre il sovraffollamento e promuovere un turismo più consapevole e sostenibile. Le analisi sul grado di soddisfazione degli sciatori hanno evidenziato che la qualità dell’esperienza diminuisce significativamente con oltre 12.000 sciatori al giorno, portando alla decisione di limitare gli skipass giornalieri nei giorni di alta affluenza.
I prezzi degli skipass non aumenteranno, ma chi acquista in anticipo potrà risparmiare, con prezzi che partono da 59 euro se acquistati online in anticipo, salendo a 85 euro per chi acquista il giorno stesso. Un sistema di bollini colorati (verde, giallo, rosso) indicherà la disponibilità degli skipass.
L’iniziativa ha suscitato pareri contrastanti, ma mira a migliorare la qualità e la sicurezza delle piste, rendendo l’esperienza sulla neve più piacevole e meno affollata.
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