L’azienda che ha triplicato le nascite offrendo soldi e welfare ai dipendenti: il caso San Marco Group

Seimila euro di bonus bebè, opzione part-time finché il bimbo conclude la scuola primaria, congedo di paternità raddoppiato, corsi di formazione sulla genitorialità: nell’azienda di pitture e vernici con sede centrale a Marcon, nel Veneziano, welfare significa davvero benessere. Per i 400 dipendenti e per la proprietà. E così facendo sono triplicate le nascite e la produzione ne ha giovato

Rubina Bon
Un momento del Family Day in uno stabilimento di San Marco Group

Da qualsiasi parte lo si guardi, qui welfare aziendale significa davvero benessere. Per il dipendente, ma anche per la proprietà. Se il dipendente sta bene, torna in azienda anche alla domenica, magari per festeggiare gli anniversari di famiglia negli spazi dell’Academy usati durante la settimana per riunioni e corsi. E se la produttività specie dei più giovani è minore nelle prime ore della mattina, l’azienda indaga e scopre che in molti non fanno colazione. Offre caffè e brioche e centra l’obiettivo della riduzione di errori in produzione.

«Se le persone sono serene in ambito familiare, poi lavorano meglio e sono molto più motivate e serene. Avere cura dei dipendenti è parte del successo», spiega Mariluce Geremia, vicepresidente e direttore Risorse umane di San Marco Group, azienda leader in Italia nella produzione di pitture e vernici per l’edilizia professionale con sede a Marcon, in provincia di Venezia.

Circa 400 dipendenti, età media 38 anni, il 22 per cento donne, quartier generale a Marcon e sedi a Forlì, Latisana (Udine), Montemarciano (Ancona) e all’estero in Norvegia, Stati Uniti, Germania, Bosnia, Francia e Russia, la San Marco Group punta a chiudere il 2025 con un fatturato attorno ai 130 milioni di euro.

La filosofia alla base del welfare aziendale è semplice: offro servizi extra ai dipendenti per puntare alla loro serenità e, d’altro canto, alla loro produttività e fidelizzazione al gruppo. 

E gli effetti si vedono. L’ultima iniziativa a sostegno della genitorialità ha portato alla triplicazione delle nascite tra i dipendenti di San Marco Group: l’azienda offre seimila euro per ogni figlio, di cui tremila alla nascita seguiti da duemila nel primo anno e da mille nel secondo. E così le cicogne tra i lavoratori sono passate da una media di sei all’anno a diciotto. 

Mariluce Geremia, responsabile Human resources e vicepresidente di San Marco Group
Mariluce Geremia, responsabile Human resources e vicepresidente di San Marco Group

Mariluce Geremia, che cosa comprende il welfare di San Marco Group?

«Storicamente c’è un collegamento tra l’azienda, le famiglie e il territorio. Sono in azienda da vent’anni e ho cercato di rendere strutturali queste iniziative. Partiamo sempre dall’ascolto delle esigenze dei nostri dipendenti attraverso delle survey per capire come orientarci. Abbiamo una piattaforma welfare dove vengono destinati tutti i premi aziendali, ovvero sia il premio sindacale di circa 2.000 euro lordi per tutti, sia i premi MBO (Management by Objectives, ndr) individuali. Dalla piattaforma welfare, i dipendenti possono scegliere come usare i soldi: c’è il rimborso degli asili nido, degli interessi passivi del mutuo, si possono acquistare voucher per le attività sportive o extrascolastiche dei figli o per la mensa scolastica, è possibile pagare baby sitter o badanti e molte altre opzioni. E’ prevista una integrazione del 5% del proprio premio di produzione se nell'anno il dipendente dimostra di aver svolto almeno 40 ore di volontariato in una onlus del territorio. Poi ci sono attività extra lavorative come corsi di cucina, di yoga o sport e i Family Day con le porte aperte alle famiglie nelle nostre sedi di Marcon e Forlì».

E poi ci sono i progetti di welfare per famiglie…

«Nel 2023 attraverso la survey abbiamo captato le difficoltà delle famiglie, economiche ma anche organizzative, nell’avere più di un figlio. C’erano mamme che avevano voglia di riprendere il lavoro full time e magari crescere nella carriera ma facevano fatica a conciliare tutto. Abbiamo quindi strutturato un programma specifico per la natalità che prevede il bonus bebè di 6.000 euro ma non solo. Il congedo di paternità è stato portato a 20 giorni dai 10 previsti per legge, ed è stata aumentata la retribuzione dal 30% al 50% per tutto il periodo della maternità facoltativa. Con la psicologa aziendale abbiamo avviato un corso sulla cogenitorialità e da quest’anno abbiamo promosso il progetto “Genitori di adolescenti” con lo psicologo e formatore Andrea Sales. E abbiamo avuto un boom di iscrizioni. Dal prossimo anno stiamo predisponendo il kit nascita con prodotti per bebè».

Lo spazio dell'Academy di San Marco Group che nei weekend è a disposizione delle famiglie dei dipendenti
Lo spazio dell'Academy di San Marco Group che nei weekend è a disposizione delle famiglie dei dipendenti

Alcune iniziative del vostro welfare possono paradossalmente ritardare il rientro della mamma al lavoro…

«Come azienda incentiviamo il restare a casa con i figli fino all’anno: è importante che i piccoli siano seguiti in famiglia. Lo sosteniamo anche per una questione organizzativa nel rientro al lavoro. Poi fino al completamento della scuola primaria favoriamo i part-time». 

Nel recente rinnovo dell’accordo sindacale avete introdotto anche alcune azioni specifiche per il contrasto alla violenza di genere. Di cosa si tratta?

«Nell’ambito del rinnovo dell’accordo sindacale a inizio 2025, su richiesta della Cisl che abbiamo accolto molto volentieri, è stato introdotto un momento di riflessione sulla gestione della rabbia. Stiamo pianificando l’evento per il 24 novembre, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Fermeremo l’azienda perché i dipendenti possano seguire l’intervento di uno psicologo e si possa riflettere assieme sul tema. Sempre nell’accordo sindacale abbiamo introdotto il raddoppio dei mesi di stipendio, da tre previsti dalla legge a sei, per le donne vittime di violenza e oggetto di codice rosso che vengono allontanate per questioni di sicurezza dal loro contesto e portate altrove. In questo modo speriamo di contribuire alla ricostruzione della loro vita». 

Perché San Marco Group ha deciso di investire così tante risorse nel welfare aziendale?

«Se le persone sono serene in ambito familiare, poi lavorano meglio e sono molto più motivate. E’ impossibile distinguere il piano lavorativo da quello personale e familiare. Il nostro obiettivo è sempre di tipo economico, vogliamo far andar bene l'azienda. Per il welfare partiamo dalle richieste dei nostri lavoratori, che cambiano a seconda dell’età. Di recente ad esempio ci sono state molte assunzioni di personale giovanissimo e avevamo notato che nella prima fase della mattinata c’erano molti errori e una minor efficienza. Abbiamo capito, attraverso una delle nostre survey, che molti di loro arrivavano in fabbrica senza aver fatto colazione. Così ci è venuta l’idea di offrire la colazione in azienda. Successivamente abbiamo misurato il grado di efficienza delle ore di lavoro alla mattina e abbiamo visto che è migliorato. Quindi abbiamo ottenuto un obiettivo lavorativo al costo di un caffè e una brioche. Avere cura dei dipendenti, al pari di curare i clienti, i prodotti, la qualità, è uno dei punti fondamentali per il successo».

Secondo lei perché ci sono pochi imprenditori che osano come voi?

«Forse pensano che siano iniziative costose, che non ci sia un ritorno. Invece si tratta solo di saper misurare questo ritorno. Dal punto di vista economico, le nostre non sono iniziative costose, a parte il bonus bebé. E’ più che altro una questione di impegno e di tempo. Nel mio ufficio Human Resources ho voluto una persona che si occupi solo della comunicazione interna e organizzi le attività per i dipendenti. Avere una figura dedicata ha sicuramente agevolato molte iniziative».

Agli imprenditori che vorrebbero replicare il vostro modello ma sono titubanti nell’osare, cosa consiglia?

«Avevamo lavorato insieme a Confindustria per creare un modello replicabile anche nelle pmi.  Si può partire con un piccolo pacchetto di servizi già predisposto. Ma è fondamentale conoscere preliminarmente cosa vorrebbero i propri dipendenti, perché ogni realtà è diversa».

E perché lo Stato non arriva con il suo welfare dove arrivate voi?

«Immagino sia una questione economica. E poi forse ci sono un po' troppi uomini che comandano, magari hanno meno sensibilità. C’è chi mi dice che porto avanti queste iniziative perché sono donna. Ma è solo una questione culturale, niente altro».

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