Pasolini, cinquant’anni fa la morte ancora oscura
Il 2 novembre 1975 veniva ucciso a Ostia. Lo celebra Casarsa, dove visse

A cinquant’anni dalla sua uccisione, ad Ostia il 2 novembre 1975, lo sguardo ossuto di Pier Paolo Pasolini non smette di scrutarci dalle pagine dei giornali, dalla tv, dai siti web. Piantato in mezzo al Novecento – il suo straordinario esordio poetico in friulano è del 1942 – Pier Paolo vive nel ventunesimo secolo come se fosse un nostro contemporaneo.
A cosa è dovuta questa sua straordinaria vicinanza? La risposta sta tutta nella sua opera: nelle sue poesie, così diverse nel corso della sua vita, nei suoi romanzi di rottura e denuncia, nell’arte alla quale si dedicò con maggiori energie dai quarant’anni in poi, il cinema. Opera complessa, straripante quella di Pasolini. Un altro segreto della sua immarcescibile attualità sta infatti senza dubbio, nella sua ubiquità: testimone del suo tempo, Pasolini si interessava in modo famelico di tutto, interveniva su qualsiasi fatto lo riguardasse, non solo come italiano o intellettuale, ma come essere umano. Da qui, il suo ardimento nell’affrontare argomenti apparentemente lontani dall’ambito normale di interessi di uno scrittore: il coraggio è un’altra sua dote, che colpisce e attira soprattutto i giovani.

Ma possiamo dire di conoscerlo veramente, Pier Paolo Pasolini? Come tutte le personalità forti, il suo è un profilo sfuggente, e anche questo aspetto, nel nostro villaggio globale, attrae. La sua capacità di tenere assieme poli spesso opposti di pensiero o di comportamento non era però vuota ostentazione, semplice spirito di contraddizione. Era il riflesso di un’attitudine profonda per il pensiero critico, era una propensione ad andare al fondo delle cose, dove cioè, spesso, nulla è veramente bianco o nero e, soprattutto, dove gli opposti possono convivere tranquillamente nel filo di un ragionamento, come nelle cose che ci circondano.
C’è poi la dimensione religiosa di Pasolini a interrogare ancora le nostre coscienze. È, per certi versi, l’aspetto più inaspettato di un regista che si definiva ateo e che ha fatto il più bel film su Gesù ( “Il Vangelo secondo Matteo”). L’hanno capito Piotta e Davide Toffolo, autori del brano e del videoclip, appena pubblicati, “Ecchime”, dedicato al poeta e girato tra Roma e i sassi del Tagliamento.
Celebrare, dunque Pasolini, ma soprattutto leggerlo, guardarlo, raccontarlo, studiarlo per capirlo meglio. Dopo la cerimonia ufficiale al cimitero di Casarsa, oggi alle 10, si apriranno in regione una serie di eventi culturali ed artistici.
Sempre a Casarsa, domani, lunedì 3 novembre, nel teatro dedicato al poeta, alle 9 avrà inizio il convegno internazionale “Pasolini e l’immaginario collettivo”, curato da Maura Locantore, con interventi di studiosi pasoliniani quali Giulio Ferroni, presidente del Comitato nazionale per il Centenario di Pasolini, e con la partecipazione di oltre 550 studenti di scuole del Friuli Venezia Giulia, Veneto e Istria, e più di venti classi collegate da tutta Italia. Edoardo Camurri, autore e divulgatore televisivo, presenterà domenica 2 novembre al Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento il monologo “Pasolini, parola viva”, mentre domani alle 21, al Teatro Pasolini a Casarsa, sarà Roberto Vecchioni a raccontare “Pasolini, poeta dell’universalità umana”.
Oggi, alle 13 nello spazio Tre Soldi di Rai Radio3, verrà poi trasmesso l’audiodocumentario di Renato Rinaldi “Superfici americane. Pasolini e l’America” (poi su Ray Play Sound), già trasmesso anche ieri. La voce di Pier Paolo è di Max Somaglino.
Sono alcune tra le iniziative promosse in questo anniversario dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, che compie anch’esso cinquant’anni. Fondato nel gennaio 1976, ebbe il suo primo impulso pochi giorni dopo le esequie di Pier Paolo in paese, nella seduta del consiglio comunale del 10 novembre 1975 durante la quale l’amministrazione si impegnò a ricordare con studi e iniziative l’illustre concittadino. Un compito a cui il Centro non è mai venuto meno.
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