Lo zoo di Belgrado amato da Kusturica costretto al trasloco fra le polemiche
La decisione del controverso sindaco Sapić, annoverato nel gruppo dei fedelissimi del presidente Vučić. L’operazione durerà tre anni

BELGRADO Anno dopo anno, una metropoli che cambia totalmente faccia e diventa irriconoscibile per i suoi stessi abitanti, stravolta e “aggredita” da nuove costruzioni, grattacieli, palazzi di lusso che sorgono come funghi. E che ora, come sempre tra critiche veementi, perde un altro dei suoi elementi caratteristici, dopo ad esempio la grande stazione centrale, declassata a futuro museo senza treni e inglobata nel controverso progetto “Belgrado sull’acqua”.
Parliamo questa volta dello storico zoo di Belgrado, quasi cento anni di storia – uno dei più antichi dell’intera Europa sudorientale e dei Balcani – che dovrà presto “traslocare”, animali inclusi, dalla sua tradizionale location, il Kalemegdan, parco-fortezza nel cuore della capitale serba, fino alla periferia della città, nell’area di Ada, la “spiaggia” dei belgradesi, oasi verde sulla Sava.

E si tratta di una mossa solo all’apparenza banale, ma destinata a creare tensioni e aspre polemiche. A dare l’annuncio, confermando voci che circolavano da mesi, è stato il controverso sindaco di Belgrado, Aleksandar Sapić, uomo vicinissimo al presidente Vučić ed ex campione di pallanuoto. «Lo zoo è stato un tema anche in passato, per le condizioni in cui vivono gli animali e per il Kalemegdan» stesso, che secondo alcuni non sarebbe il posto adatto per un giardino zoologico, ha esordito Sapić. Ora però è venuto il momento di agire e «il miglior posto per lo zoo è Ada Safari», ha annunciato il primo cittadino della capitale, specificando che l’area, a circa 7-8 chilometri dal Kalemegdan, sarebbe l’ideale insediamento per il nuovo zoo, perché «piena di alberi, prossima al fiume, su 14 ettari e ancora nel centro della città», ha sostenuto il sindaco.

I tempi tecnici? La «decisione politica» è stata presa e per i passi operativi Sapić ha parlato di circa due, tre anni per iniziare e completare il complesso trasferimento, “liberando” il Kalemegdan dal peso dello zoo. Complesso perché bisognerà sbaraccare alcuni insediamenti abitativi ad Ada, svariate decine di famiglie, ma si pianifica anche la costruzione di un ponte pedonale-ciclabile da Novi Beograd e persino di una funivia. Progetto colossale, fortemente sostenuto dalle autorità al potere, che non piace però a molti.
E non sono escluse proteste per salvare lo zoo, dove ancora oggi vive Muja, alligatore arrivato a Belgrado nel 1937 e che, con 400 mila visitatori all’anno, una delle attrazioni di punta della capitale, zoo il cui bombardamento nel 1941 da parte dei nazisti e poi nel 1944 da parte degli alleati venne immortalato da Churchill nel suo libro dedicato al conflitto e da Kusturica, in Underground. Non vanno poi dimenticati i doni del passato, i rinoceronti di Mugabe o i cammelli di Gheddafi.
Certo, il luogo che ospita lo zoo oggi può essere definito non adeguato, ma non si può non coinvolgere la cittadinanza nella decisione del trasferimento, ha criticato l’Ong Ministarstvo Prostora, aggiungendo che non è chiaro cosa sorgerà sull’area dell’attuale zoo, nel Kalemegdan. «Il luogo ideale dello zoo è quello attuale, sui terreni donati» negli Anni ’30 dall’allora sindaco di Belgrado, «Vlada Ilić», ha criticato anche Mila Popović, del partito Libertà e giustizia. Durissimo il conflitto anche sui social, tra chi loda l’iniziativa.
E i tanti – soprattutto nel quartiere storico di Dorcol, dove sorge lo zoo - che suggeriscono che lo spostamento sia stato deciso per soddisfare i desiderata di palazzinari e dei ricconi che hanno comprato casa nell’area attorno al Kalemegdan, nuovi edifici da 6-7mila euro al metro quadro i cui residenti poco apprezzerebbero i ruggiti dei leoni, i barriti degli elefanti e gli odori dello zoo, soprattutto d’estate.
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