In Kosovo fumogeni e proteste a Pristina contro il Tribunale che giudicherà l’Uck

Contestato l’arrivo nella capitale della presidente Trendafilova che indaga sui crimini di guerra
Stefano Giantin
Una fase della protesta contro il Tribunale che giudicherà l’Uck
Una fase della protesta contro il Tribunale che giudicherà l’Uck

BELGRADO Un manipolo di arrabbiati, pochi, ma pronti a tutto. E soprattutto intenzionati a lanciare un messaggio chiaro, anche usando la forza: quel tribunale non s’aveva da fare e ogni sua deliberazione sarà rigettata, in Kosovo.

Kosovo dove ha fatto scalpore una manifestazione di protesta organizzata contro una visita a Pristina di Ekaterina Trendafilova, presidente delle cosiddette “Kosovo Specialist Chambers”, il Tribunale speciale internazionale che deve indagare e giudicare i presunti crimini dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) durante e subito dopo il conflitto del 1999, visto come il fumo negli occhi da gran parte della popolazione e da una fetta consistente della classe politica, oltre che dai reduci del conflitto.

E sono stati proprio svariati reduci dell’Uck e sostenitori del Partito socialdemocratico (Psd, all’opposizione) a inscenare nella capitale kosovara la protesta contro Trendafilova, giunta a Pristina per incontrare giornalisti e membri della società civile e illustrare il mandato della Corte e gli obiettivi del tribunale. «L’Uck non si può giudicare», «abbasso il tribunale speciale» e «Trendafil-out», un azzeccato gioco di parole in inglese con il cognome della giudice bulgara (Trendafilova via, nda), gli slogan urlati fuori dall’hotel Sirius, dov’era ospitata la conferenza di Trendafilova.

«Non c’è alcuna trasparenza nel lavoro di quel tribunale, che va avanti a colpi di sessioni a porte chiuse, non esibisce alcuna prova», hanno sostenuto fuori dall’albergo i dimostranti, parlando della Corte, che lavora sulla base del diritto kosovaro ma con giudici stranieri e con sede all’Aja, come di un organo «illegale e ingiusto».

Dalle parole, con episodi che a molti hanno ricordato i bui Anni Novanta e Duemila, si è passati ai fatti. I manifestanti hanno appunto tentato di penetrare nell’albergo, lanciando poi fumogeni e bombe carte e scontrandosi con la polizia, schierata per proteggere la presidente del Tribunale speciale. Alla fine, l’obiettivo di fare irruzione nell’edificio è fallito, con almeno sei dimostranti finiti in manette. Suonano però distopiche le parole di Trendafilova, che dopo la visita ha affermato di aver toccato con mano «il grande interesse per il lavoro della Corte» da lei presieduta. Trendafilova che non è nuova a cattive accoglienze.

Nel 2022, aveva infatti dovuto cambiare i propri piani a causa di annunciate proteste dei reduci a Gjilan/Gnijlane, tenendo una conferenza solo online. Proteste, quelle di Pristina, che sono solo la punta dell’iceberg di tensioni che covano sotto le ceneri e che potrebbero esplodere a breve. Riguardano in particolare i processi di punta in corso al Tribunale, come quello contro l’ex presidente Hashim Thaci e il già numero uno del Parlamento, Kadri Veseli, entrambi ex altissimi papaveri dell’Uck. Procedimento ora entrato nelle fasi cruciali, con l’imputato Thaci apertamente accusato dalla Corte di aver tentato di «ostacolare» la giustizia manipolando o mettendo a rischio l’identità di testimoni, hanno dichiarato i procuratori del Tribunale, chiedendo anche che vengano limitati i contatti dell’ex capo di stato con l’esterno.

Processi, ricordiamo, che riguardano gravissimi crimini di guerra compiuti tra il 1998 e il 1999 e che rischiano di guastare per sempre l’immagine dell’Uck come movimento di liberazione nazionale. E la rabbia a Pristina rischia di essere solo un prologo, se e quando arriveranno le prime condanne .

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