Nestlè e Jab puntano a Illy, ma la famiglia dice "no"

La febbre di acquisizioni secondo Bloomberg coinvolge il gruppo triestino. Il presidente Andrea Illy: «Inappropriata ogni ipotesi di accordo societario»

TRIESTE. Il mercato del caffè da tempo è dominato da una febbre da acquisizioni. Ieri sotto i riflettori è finita la triestina Illycaffè che, secondo rumors riportati dall'agenzia Bloomberg, sarebbe nel mirino di big stranieri come Jab Holding e Nestlè che avrebbero fatto concrete avances verso Trieste.

Proposte che sono state respinte dalla famiglia che controlla il gruppo e ormai arrivata alla terza generazione. Jab, secondo quanto ricostruito dall'agenzia Usa, avrebbe manifestato interesse per il gruppo del caffè triestino mentre qualche mese fa anche la Nestlè avrebbe tentato un sondaggio, stoppato però fin da subito dall'indisponibilità alla vendita da parte degli azionisti.

Il no della famiglia. Il presidente di illycaffè Andrea Illy ha chiarito i fatti: «Abbiamo contatti regolari con queste compagnie, così come con la stragrande maggioranza dei gruppi del settore, per confrontarci su aspetti non concorrenziali come il caffè e la salute, l'adattamento al cambiamento climatico e via dicendo.

Ogni ipotesi di accordi a livello societario è stata però ritenuta inappropriata». In sostanza Trieste dialoga con questi grandi gruppi su questioni "macro" ma qualsiasi proposta di accordo societario è stata decisamente rispedita al mittente.

Jab Holdings di recente ha riaperto i giochi sul mercato mondiale del caffè sfidando apertamente Nestlè e l'altro gigante Starbucks. Il gruppo che fa capo alla famiglia tedesca Reimann, e che ha in portafoglio marchi come le scarpe Jimmy Choo e il caffè Kuerig Green Mountain, ha acquistato la popolare catena di ristoranti Pret a Manger per circa 1,7 miliardi di euro.

In questo modo si è rafforzato contro la rivale Nestlè con la quale è in guerra per la conquista della posizione dominante sul mercato del caffè.

La guerra del caffè. Una strategia aggressiva che ha spinto Nestlè a rispondere con una serie di accordi, quali l'acquisizione di una quota di maggioranza in Blue Bottle Coffee e un'intesa da 7,15 miliardi di dollari con Starbucks per la vendita dei suoi prodotti fuori dalle sue caffetterie.

Sorvegliato speciale anche il gruppo Lavazza, concorrente italiano di Illycaffè, che con l'acquisizione del marchio francese Carte Noire ha aumentato la sua quota di mercato al 2,5%.

Bloomberg riporta il parere di Jim Watson, analista senior di Rabobank International, secondo cui Illy per competere dovrà necessariamente crescere.

La famiglia Illy tuttavia ha piuttosto in agenda la creazione di una holding per separare le società che seguono business diversi dal caffè - ovvero tè e cioccolato - per accogliere nuovi partner finanziari, come ha spiegato il presidente del gruppo Riccardo Illy in un'intervista ad Affari&Finanza di Repubblica. Al momento l'ingresso in Borsa resta un'opzione remota.

Andrea Illy ha sempre detto di vedere questa opzione come «un mezzo, e non come un fine». A due anni dall'arrivo di Massimiliano Pogliani alla guida operativa i risultati 2017 di illycaffè sono in decisa crescita con ricavi a quota 467 milioni (+1,4%).

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