Matrimoni saltati, 600 aziende a rischio chiusura. L’Ascom: «Senza ristori siamo al collasso»

Manichini vestiti da sposi per la protesta sul Liston: «Sfumato un miliardo di fatturato, 23 mila lavoratori in bilico»
Manichini vestiti da sposi sul Liston, davanti a Palazzo Moroni: è la protesta dell’Ascom Confcommercio a sostegno delle aziende che si occupano di matrimoni
Manichini vestiti da sposi sul Liston, davanti a Palazzo Moroni: è la protesta dell’Ascom Confcommercio a sostegno delle aziende che si occupano di matrimoni

PADOVA. Il matrimonio è per la stragrande maggioranza delle coppie il coronamento del sogno d’amore. L’amore declinato in promessa, di amarsi e onorarsi per tutta la vita; in condivisione, con le rispettive famiglie e gli amici; in economia, perché sposarsi costa e il progetto di vita impegna ancora di più: arrivano i figli, il mutuo, tasselli di esistenze individuali che si fondono in una vita di comunione. Ma la pandemia sta minacciando tutto questo mondo che orbita intorno ai fiori d’arancio.
 

La protesta

Venerdì mattina le aziende del settore che fanno capo ad Ascom Confcommercio hanno manifestato davanti a Palazzo Moroni per gridare la loro disperazione: sono allo stremo, tanto che il 30% rischia di chiudere, a un passo dalla resa prima che si veda la ripresa. Si tratta di ben 2 mila aziende tra città e provincia, dunque a rischio ci sono ben 600 realtà.

L’intero comparto dà lavoro a 20 mila persone che, tra maggio e settembre, il clou per le celebrazioni, diventano 23 mila, forti di altri 3 mila lavoratori stagionali. «A livello nazionale parliamo di 90 mila partite Iva e 15 miliardi di fatturato e 10 miliardi di indotto per un totale di 25 miliardi» sottolinea Carlo Trevisan, presidente degli agenti di commercio della Fnaarc Ascom Confcommercio «su Padova e provincia parliamo invece di un fatturato di 1 miliardo di euro. Un patrimonio da salvare, mentre a noi sembra che l’intero settore sia stato dimenticato dalla politica in questi drammatici mesi di emergenza sanitaria ed economica".

"Hanno dato più ristori ad altri comparti, che magari riusciranno a recuperare il volume d’affari perso strada facendo, mentre le cerimonie matrimoniali sono completamente ferme: sono boicottate perfino da sposi e invitati che non si fidano. Chiediamo quindi al governo di darci una mano e pensare anche al nostro lavoro. Con le altre federazioni chiediamo aiuti concreti, dopo due anni di sofferenza senza speranza».

Come, ad esempio, i bonus agli sposi proposti dall’Appe (Associazione provinciali pubblici esercizi) e accolta dall’assessore regionale alle attività produttive Roberto Marcato. «Sarebbe sicuramente un incentivo – commenta Trevisan – che farebbe bene perché stiamo maledettamente soffrendo. Tuttavia sarebbe solo un aiuto, dunque non risolutivo considerando che siamo completamente fermi».
 

I numeri

A confermare le preoccupazioni degli addetti al settore, i numeri dell’anagrafe comunale: l’anno scorso, dunque nell’anno della pandemia, si sono celebrati 330 matrimoni (85 religiosi e 254 civili). L’anno prima ancora, nel 2019, i matrimoni erano stati 475 (180 religiosi e 295 civili); nel 2018, invece, 452 (191 religiosi e 261 civili). Si evince che il calo è attorno alle 145 celebrazioni perse, soprattutto quelle con rito religioso.
Ieri l’Ascom ha portato sul Liston (contemporaneamente in 40 città italiane) i manichini delle spose e degli sposi: i fantasmi delle nozze. Il simbolo di un mondo che è molto più vasto e abbraccia negozi di abiti, catering, ristoranti, location; e poi liste nozze, wedding planner, agenzie di viaggio, agenti di commercio, fotografi e videomaker, addobbi floreali, bomboniere, oreficerie, intrattenimento musicale e dj, make up e hair styling.


Davanti a palazzo Moroni hanno intascato la solidarietà dell’assessore al commercio Antonio Bressa: «Gli aiuti sono necessari – ha scandito l’esponente della giunta – Le istituzioni devono stare a fianco di queste imprese. Come amministrazione comunale siamo tutti solidali, ma serve l’impegno della Regione e del Governo e soprattutto servono risorse» conclude Bressa. —

 

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