Mangimi dagli insetti, il business è servito. Padova ora chiede regole per le imprese

Il Veneto ha riconosciuto gli allevatori come imprenditori agricoli. Decine di attività pronte a convertirsi a larve e vermi 

PADOVA. Mangeremo insetti, anche noi, tra non molto. Lo fanno già in tanti, e non serve andare lontano per trovare estimatori di grilli, vermi e locuste. Belgi, tedeschi, olandesi e danesi guidano la pattuglia di nazioni europee che stanno esplorando questa nuova frontiera del cibo ad alto valore proteico e a basso impatto ambientale. In Italia per ora è vietato ma lo scenario è in rapida evoluzione e novità si registrano soprattutto sul fronte della produzione di mangimi per gli animali. La Regione, prima in Italia, ha riconosciuto gli allevatori di insetti come imprenditori agricoli. Ed è un passo importante in prospettiva di un riconoscimento della loro produzione. Ma la Provincia di Padova chiede di più: un manuale di buone pratiche, con regole precise, per dare modo agli imprenditori di passare dalle intenzioni ai fatti.

Piccoli passi

Sono più di 12 anni che vari regolamenti europei citano gli insetti come alimenti. E nel 2015 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Efsa, ha promosso gli insetti come «ottimo alimento», sempre che siano prodotti in sicurezza. «E sono più di tre anni che con gli insetti si producono mangimi per i pesci che noi mangiamo», sottolinea Enzo Moretto, direttore di Esapolis, il museo degli insetti. «Insomma, come alimento sono sdoganati. In Svizzera si trovano al supermercato, in Olanda pure». In Italia no. «Siamo impreparati, decisamente», ammette il vice presidente della Provincia, Vincenzo Gottardo. «Ma siamo pronti a recuperare, anche grazie a Esapolis che ci darà tutto il supporto scientifico che serve».

I pionieri

Elisa Venturini, ex sindaco di Casalserugo e ora consigliere regionale, ricorda quando nel 2015 nel suo paese qualche agricoltore parlava di questa possibilità. «E oggi ci siamo, è bastato sognarlo perché poi diventasse realtà. La Regione riconosce gli allevatori e ora bisogna che a livello nazionale ci sia una normativa chiara, che dia modo di fare impresa in modo sicuro e corretto». Al passaggio fatto in Regione serve infatti un seguito, nella fattispecie il codice stalla, cioè il numero di allevamento, che racchiude gli standard necessari ad autorizzazre dal punto di vista veterinario la produzione in allevamento degli insetti. Ma quanto siano serie le intenzioni della Provincia di Padova, pronta a battersi per far riconoscere questo nuovo modello di impresa, lo dimostra il fatto che ieri, a palazzo Santo Stefano, anche rappresentanti della Cia, dell’Avepa, del servizio veterinario dell’Usl e delle associazioni di allevatori fossero al fianco di Gottardo e della Venturini nel promuovere questa azione.

La convenienza

L’obiettivo, nell’immediato, è far produrre mangimi per gli animali attraverso gli insetti. Tanti studi promuovono il metodo: farine di larve di mosca nera e spirulina, per esempio, possono essere usate nei mangimi per i polli senza condizionare il sapore della carne. L’impatto ambientale - rispetto all’impiego di mangimi di origine animale - si riduce drasticamente. «Al momento un solo insetto è stato autorizzato», segnala Moretto, «ed è la tarma della farina, che si può usare sempre nella produzione di farine. Ma la lista di quelli che potranno essere riconosciuti contiene almeno duemila insetti, se non tremila. L’Italia è un’eccellenza nel paesaggio, nel gusto, nell’alimentazione. Non possiamo restare indietro. Questo cambiamento è inevitabile, più che opporsi è utile gestirlo».

Opportunità

Anche Fabio Bui, presidente della Provincia, parla di «opportunità da cogliere» per «dare prospettive chiare e concrete a chi investe».

Ci sono tanti imprenditori agricoli in provincia, pronti a buttarsi sul business degli insetti. «Il nostro settore agricolo è di primo livello», insiste Bui, «e i più attenti si stanno già guardando intorno per capire quali sono le mosse da fare per sviluppare produzioni sostenibili e innovative. Abbiamo tutto il know how che serve, proprio grazie a Esapolis. E noi come ente vogliamo aiutare il mondo agricolo a inserirsi con successo in un settore nuovo e molto promettente». —

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