Vini Pasqua stringe un accordo con Harrods: “corner” e una pizzeria fra gli scaffali del department store londinese

L’amministratore delegato Riccardo Pasqua: «Una straordinaria vetrina per noi e per l’Italia in un luogo in cui transitano dodici milioni di consumatori all’anno e 250mila persone al giorno provenienti da tutto il mondo e in particolare da Asia, Australia e Stati Uniti»

Edoardo Bus
Da sinistra Riccardo (amministratore delegato), Umberto (presidente) e Alessandro Pasqua (amministratore delegato di Pasqua Usa).
Da sinistra Riccardo (amministratore delegato), Umberto (presidente) e Alessandro Pasqua (amministratore delegato di Pasqua Usa).

VERONA. Riccardo Pasqua, amministratore delegato dell’omonima casa vinicola, ha buoni motivi per festeggiare: ha appena chiuso un accordo con Harrods, che vedrà la sua azienda presente in forze nel mitico department store londinese, e da quando ha assunto le redini di Pasqua Vigneti e Cantine ne ha raddoppiato il fatturato. Nordest Economia lo ha intervistato, partendo proprio dallo sbarco nel cuore di Londra.

Dottor Pasqua, come è avvenuto l’accordo che vi porterà anche ad aprire anche una pizzeria al secondo piano del famoso grande magazzino?

«Corteggiavamo da anni la dirigenza di Harrods per poter avere uno spazio adeguato nella loro storica enoteca, che è un punto di riferimento da fine ‘800. Finalmente c’è stato l’incontro, ci siamo piaciuti e ci hanno dato la possibilità di investire anche in un nostro “corner”, dove poter proporre il nostro vino in maniera dinamica. È nata così l’idea di un concept di ristorante italiano, dove proporremo vini alla mescita, ma anche un’esposizione del meglio della nostra produzione, dal 12 luglio prossimo».

Cosa rappresenta per voi e per il vino italiano questo successo?

«Una straordinaria vetrina, per noi e per l’Italia. Harrods è un’icona del bello e del lusso, un luogo in cui transitano dodici milioni di consumatori all’anno. 250mila persone al giorno provenienti da tutto il mondo e in particolare da Asia, Australia e Stati Uniti. Poter esporre il nostro brand in un luogo del genere è un’occasione unica, ma anche per l’Italia, che attraverso di noi vedrà proposti al pubblico pizza, pasta, dolci e ottimo vino. Il locale si chiamerà “Pizza & Pasqua”».

Pizza e Amarone insieme, non è un’operazione ardita?

«Dipende dalla pizza, ad esempio una buona pizza al prosciutto o al tartufo ritengo che si abbini bene, soprattutto ad amaroni più secchi e freschi, come il nostro “Mai dire Mai”. Ma nel tempio del lusso mondiale proporremo anche “11 Minutes”, nostra reinterpretazione del rosé, e PassioneSentimento, la linea di vini ottenuti con il metodo dell’appassimento e la cui veste grafica omaggia la coppia più celebre di Verona, Giulietta e Romeo».

Proprio PassioneSentimento vi sta dando grandi soddisfazioni, possiamo definirlo il fratello minore dell’Amarone?

«Sì, come l’Amarone è ottenuto con la tecnica dell’appassimento, ma per un periodo più breve. È un blend ottenuto da Corvina e Merlot, un IGT adatto a palati internazionali che è stato lanciato nel 2014 e diventato presto un best seller della nostra azienda».

Il mercato estero rappresenta la larga maggioranza delle vostre vendite, con quali quote e suddivisioni? 

«È vero, vendiamo all’estero il 90% della nostra produzione. I mercati più importanti sono, nell’ordine: USA, Inghilterra, Canada, Svezia, Germania. Segue l’Asia, che al momento vale il 4% del fatturato, mentre l’Inghilterra rappresenta un decimo delle vendite totali».

Cosa pensa del momento del mercato del vino internazionale, con vendite in crescita e molte fusioni e acquisizioni?

«Dal nostro punto di osservazione vediamo un’ottima crescita negli Stati Uniti, con il fenomeno del “revenge spending” dopo i mesi duri della pandemia. Siamo molto positivi sull’Asia e anche l’Europa sta dando segnali rimbalzo importanti. È un settore in crescita su cui stanno puntando i fondi di investimento internazionali per costituire gruppi sempre più grandi, per strappare contratti importanti con i retailer. Questo però non preclude spazi ad aziende familiari come la nostra, che vedono il vino come una missione generazionale ed un business di lunghissimo termine».

A proposito di business, chiudiamo con i numeri che connotano Pasqua nel mondo…

«96 anni di storia, oltre 55 milioni di fatturato, realizzati in 60 mercati e tre continenti: Europa, Stati Uniti con la società Pasqua USA guidata da mio fratello Alessandro, e Asia con due società in Cina. Cento dipendenti, 25 dei quali nel quartier generale di Verona, e 14 milioni di bottiglie vendute. Il numero di bottiglie è da anni lo stesso, ma ne è cresciuto molto il valore, grazie all’affermazione di Pasqua sui mercati internazionali come un marchio premium».

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